Regia di John Carpenter vedi scheda film
La morte nel sonno di un anziano prete in un convento ove era custode di un misterioso cilindro contenente un liquido verde, richiama nel monastero un altro religioso, Padre Loomis (un grande Donald Pleasence che prende in prestito il cognome del professore protagonista di Halloween, a mò di omaggio probabilmente) esperto in esoterismo: il cilindro infatti pare contenga una materia vivente che concentra a sé il male assoluto: un magma verde che si esprime attraverso codici matematici molto complicati, a tal punto da indurre il prelato a chiamare a sé uno stimato professore e la sua equipe di giovani matematici, col compito di decifrare tali messaggi.
Riunitisi attorno alle mura fatiscenti del complesso, attorniato da squadre di senzatetto dall’aria minacciosa (tra questi appare pure il ghigno malefico del rocker Alice Cooper) che si aggirano come zombies attorno al quartiere, la squadra scoprirà anche un antico testo che spiega come all’interno del cilindro sia contenuta l’essenza dell’Anticristo, la vera forza del male che attende di essere liberata e di manifestarsi.
Quale occasione migliore se non quella di riprendere vita attraverso alcune vittime involontarie, rappresentate da alcuni (ingenui) membri della squadra di studiosi? E infatti la fuoriuscita di una parte del liquido inizia contaminare uno ad uno i giovani, gettando il panico negli altri, asserragliati in spazi sempre più angusti di quel locale fatiscente ove si ritrovano sempre più accerchiati.
Dopo il disastro commerciale dell’ottimo e frizzantino Grosso guaio a Chinatown, John Carpenter ripiega nuovamente dagli Studios alle produzioni indipendenti, e, a costo bassissimo, dà vita alla seconda puntata della cosiddetta “Trilogia dell’Apocalisse”, iniziata benissimo con “La Cosa” e andata a concludersi ancora meglio, col capolavoro, ovvero l’inquietante e ogni volta differente “Il seme della follia”.
Pur grezzo e a volte sin divertente, Il Signore del Male si addentra a volte rozzamente, a volte con un cupezza da accapponare la pelle, nei meandri sfaccettati dello studio del male, considerato come una vera e propria entità fisica che, pur imprigionata, nutre un desiderio irrefrenabile di potersi esprimere e di agire per la salvaguardia della propria ragion d’essere.
E nonostante il cast risibile (eccezion fatta per il grandissimo Pleasence – carriera sterminata ed almeno 5/6 ruoli grandiosi, tra cui questo, oltre che ad un cattivo di Bond, alla serie di Halloween e all’entomologo di Phenomena, da annoverare in oltre cinquant’anni di onorata carriera da caratterista), con il televisivo biondino Jameson Parker dal baffo posticcio ed una espressività da carpa in salmì, Il Signore del male diviene uno dei capisaldi della filmografia carpenteriana dei tribolati anni ’80, ove il grande regista alternava successi clamorosi ad insuccessi, e dunque produzioni a grosso budget di major di prim’ordine, a quelle indipendenti, come rifugio e sicurezza di longevità e libertà espressiva.
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