Regia di John Carpenter vedi scheda film
Probabilmente sto attraversando un periodo della mia vita in cui ho bisogno di certezze e quasi sicuramente questa necessità, trova il suo naturale sfogo nel cinema horror. Ragion per cui, in una solitaria serata di fine Febbraio, mi sono sentito in dovere di rispolverare uno dei classici di John Carpenter, uno dei suoi film che preferisco, un piccolo cult, un gioiello horror di immutata meraviglia. Il signore del male è un grandissimo e spesso dimenticato film, un inno alla gioia e alla libertà di un autore troppo spesso non ritenuto tale. E’ il 1987 quando John Carpenter firma questo gioiello opalescente che brilla di luce screziata e cattiva, la critica lo snobba ed il pubblico probabilmente non ne coglie le immutate potenzialità. Eppure Il Signore del male è un grandissimo film, sia dal punto i vista del significato (si parla di religione, inganno, extraterrestri, viaggi nel tempo ed oscura apocalisse), ma anche e soprattutto per quel che concerne il significante, mai superfluo ed accessorio in Carpenter, ma funzionale e a tratti indimenticabile. Alcune intuizioni restano impresse per sempre, come gli angeli homeless e la putrescente e purulenta mutazione del prescelto, consegnando la pellicola ad un piano più alto ed assoluto, elevandola così dal semplice status filmico, per consegnarsi alla posterità immutata ed immutabile. Sì perchè pur essendo passati più di vent’anni Il Signore del Male stupisce ed ipnotizza grazie al suo perfetto meccanismo ad orologeria, che fin dall’incipit ricco di promesse, ci trasporta in una terra di nessuno, abitata da ciò che pensiamo di sapere, dalle nostre paure e dai nostri fantasmi. Cinema da fine del mondo, capace di sgretolare certezze e consuetudini ormai sedimentate nel corpo molle del nostro subconscio. Lasciato libero di pensare, agire e fare cinema, Carpenter ci restituisce uno dei suoi migliori, spaventosi e meno ricordati film, pellicola cangiante eppure immutabile, estremamente moderna e contemporaneamente antichissima, zenit di un cinema che non esiste più, nadir di una consapevolezza del guardare senza vedere, del dimenticare per non ricordare mai più. Occhio per occhio, orrore per orrore, molto prima del torture porn, body horror della mutazione, dell’epifania e dell’avvento. La catarsi è lontana anni luce, la speranza è altrove, lo specchio si è rotto, la bestia è libera, in agguato… e attende ognuno di noi.
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