Regia di John Carpenter vedi scheda film
In una Los Angeles irriconoscibile, ben lontana dalla città delle luci e della vita notturna, in un quartiere degradato si trova una chiesa abbandonata che cela al suo interno un mistero.
Con questo film John Carpenter tocca uno dei suoi vertici mettendo in scena una rappresentazione del male (anzi del Male) di rara efficacia. La vicenda prende le mosse dall'iniziativa di un sacerdote (Donald Pleasance, uno degli attori più rappresentativi del cinema carpenteriano) che chiede l'aiuto di un professore di fisica (Victor Wong) e dei suoi allievi per investigare sulla natura di una misteriosa teca custodita nell'edificio da un non meglio identificato ordine religioso creato appositamente per tale compito e il cui ultimo rappresentante è appena deceduto. Sarà una discesa negli inferi con i poveri ricercatori coinvolti in manifestazioni demoniache e fenomeni di possessione. Carpenter si rivela una volta di più un maestro, probabilmente il Maestro del cinema Horror, narrando la storia con la sua mano sicura e inconfondibile e avvalendosi al meglio del ridotto budget che gli venne messo a disposizione. La tensione è palpabile fino all'ultimo fotogramma di cui non sveliamo qui alcunché.
Si è spesso sottolineato da più parti, e con molta più competenza dello scrivente, come la storia narrata in questa pellicola sia stata fortemente influenzata dall'interesse del regista per la fisica sub-atomica e le sue potenzialità inesplorate (e da questo punto di vista è cruciale nel film la parte del sogno in cui una entità misteriosa sembra voler comunicare...), personalmente preferisco invece porre in risalto quella che è a mio parere l'altra grande influenza che ha agito su Carpenter nella realizzazione di quest'opera e cioé Howard Phillips Lovecraft. Inutile ricordare qui che proprio Carpenter alcuni anni dopo avrebbe realizzato il più bell'omaggio cinematografico al Solitario di Providence con Il Seme della Follia, aggiungo che l'ombra dello scrittore si era allungata già sul precedente La Cosa.
Ma è proprio nel Signore del male che l'accostamento tra i due mi sembra assai pertinente: alla base della storia c'è un'Entità antichissima che minaccia l'umanità, un Satana dagli aspetti gnostici che non può non richiamare alla memoria i Grandi Antichi lovecraftiani. E la chiesa abbandonata che nasconde in grembo il male non può non ricordare l'ambientazione dell'Abitatore del Buio, uno dei più celebri racconti dello scrittore. Come in Lovecraft, anche in questo film passa il concetto dell'uomo come essere in balia di forze cosmiche a lui smisuratamente superiori, su cui è meglio non indagare perché quello che attende l'incauto ricercatore è solo l'orrore.
Solo un sacrificio può impedire al Male supremo di valicare la soglia (rappresentata da uno specchio, altro elemento di forte simbologia a testimonianza di un film dalla struttura assai più complessa di quanto non appaia ad una visione superficiale) e questo avviene per mano di una donna, Catherine, che nel momento culmine trova la forza per un sacrificio che forse non sarà così definitivo.
Ambigua appare nel contesto al figura del sacerdote, che vive la vicenda con una angoscia raddoppiata, perché se da un lato subisce l'attacco delle forze maligne, dall'altro vede crollare l'impalcatura della sua fede. Solo nel finale riesce ad essere protagonista distruggendo il portale alle spalle della povera Catherine (che si è sacrificata in sua vece, come era lecito attendersida un uomo di Chiesa). Insomma credo che si possa intravedere, anche se non in forma così bel delineata, una critica alla religione intesa come blocco monolitico di credenze e dogmi.
Ricordiamo infine un cameo della rockstar Alice Cooper nella parte del leader di un gruppo di barboni (o apparentemente tali) che assediano la chiesa. Proprio di Cooper è la canzone Prince of Darkness (che è poi il titolo originale del film) inserita nella colonna sonora.
In conclusione un capolavoro assoluto, una pellicola da vedere con molta perizia perché allo spettatore più attento regala molteplici chiavi di lettura e altrettanti spunti di riflessione.
"Tutto ciò che conosciamo si dissolve in fantasmi e ombre" (Professor Howard Birack - Victor Wong)
Il Maestro per cui non ci sono mai abbastanza parole.
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