Regia di Francesco Nuti vedi scheda film
Nuti cerca di uscire, almeno parzialmente, dal personaggio narcisistico, il cui acme era stato toccato con “Tutta colpa del paradiso”. Non ci riesce, perché le vicende di Willy non hanno mai un minimo di credibilità e neppure acquistano il valore di parabole o di aneddoti grotteschi e significativi, ben lontani dai modelli chapliniani e keatoniani, vagheggiati dai primi film di Nuti attore e regista, come “Ad ovest di Paperino” di Benvenuti e “Madonna che silenzio c’è stasera” di Ponzi. I film di Nuti tendono a valorizzare unicamente il personaggio del protagonista, dotato di stralunata bontà, mettendo in ridicolo tutti gli altri personaggi maschili (il fratello paralitico Haber, il ginecologo scemo Petrocelli, il direttore carogna Copleston e il povero Novelli addirittura confinato nella parte di un cadavere da sezionare) ed accostandolo a personaggi femminili spesso meschini (la fidanzata Galiena). Ma qui non funzionano più neppure i tormentoni che avevano accompagnato il comico toscano fin dalle sue prime esperienze cinematografiche, consistenti soprattutto nel ripetere ossessivamente una frase, ribaltandola nel finale, magari con l’aggiunta di un epiteto comico/volgare (“…una sega!”). Nuti tenterà di aggiornare il proprio personaggio con “Donne con le gonne”, che sarà una sorta di suo canto del cigno (o di un brutto anatroccolo che si è fermato sul punto di diventare cigno).
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