Regia di Andrej Tarkovskij vedi scheda film
Andrej (Oleg Yankovskiy) è un intellettuale russo che vive in Italia da un paio di anni per delle ricerche su un musicista del settecento suo compatriota. Lo accompagna Eugenia (Domiziana Giordano), un'avvenente ragazza italiana che le fa da traduttrice. Un giorno incontra Domenico (Erland Josephson), un uomo alquanto eccentrico e tra i due si instaura un rapporto fatto di reciproca solidarietà. Ma ciò che non va in Andrej è la nostalgia per la madrepatria che lo immalinconisce tremendamente.
Per il suo penultimo lungometraggio, Andreij Tarkovskij sceglie l'Italia (stiamo nella campagna senese) come luogo delle sue speculazioni filosofiche e sperimentazioni visive. Sceneggiato insieme a Tonino Guerra, "Nostalghia"è un'omaggio alla lenta ricerca di se stessi, del legame con la propria terra, col proprio passato, a cui si è indissolubilmente legati a prescindee dai percorsi di vita che si compiono e dagli incontri che si fanno. Anzi, proprio questi possono rappresentare il mezzo per riandare indietro con la memoria e avvincere con luce viva il buio che attanaglia l'animo, vivificare coi ricordi la lotta contro la nostalgia per un passato che non torna più. Giocato su lunghi e bellissimi piani sequenza, è la nebbia la compagna di viaggio d'eccellenza di questo estenuante esercizio di stile del maestro russo che porta al massimo grado l'utilizzo dei momenti simbolici, l'ermetismo della sua poetica e, auspice la pura bellezza della campagna toscana (e la fotografia di Giuseppe Lanci), la ricerca espressiva delle immagini. Sempre l'acqua come fondamentale elemento vitale che qui arriva ad avvolgere tutto, a bagnare ogni cosa, i piedi e i vestiti di Andrej, i corpi e le menti di chi ha perso la strada maestra. Domenico è il vecchio pazzo che insinua percorsi esistenziali più congrui alle esigenze dell'uomo e una candela che bisogna tentare di tenere accesa mentre si attraversa una piscina, può rappresentare la salvezza del mondo. Ecco, l'acqua, il fuoco, il vento che accarezza volti immobili e la terra che tiene ben fisso l'uomo di fronte al proprio destino, sono gli elementi attraverso la cui decodificazione è possibile entrare nel ciclo di vita dell'intera opera di Tarkovskij che ha la pesantezza tipica dei contributi speculativi e la levità della poesia per immagini.
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