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Bambi

Regia di David Hand vedi scheda film

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La recensione su Bambi

di maso
10 stelle

Una sinfonia vivaldiana questo lungometraggio epocale della Disney che aumenta di valore ogni giorno che passa, a livello qualitativo le tavole di sfondo sono dei dipinti vivi come la foresta e l'animazione caratterizza tutte le creature perfettamente, a livello contenutistico il cerchio della vita del piccolo Bambi ha la rara capacità di mettetre a stretto contatto genitori e figli che lo stanno osservando: i grandi riescono a ricordare le sensazioni impalpabili che la tenera età non permette di fissare seguendo i primi passi di Bambi nel mondo con relativa scoperta delle sue meraviglie, i piccoli possono con la loro innocenza scavalcare gli anni che li separano dalla età adulta seguendo le tappe della maturazione di Bambi, dolorose e violente ma alla fine fondamentali per fargli ottenere lo scettro di principe della foresta.

Il punto di vista però non è quello degli animali ma della natura incontaminata che li circonda, non a caso il film è scandito dalle stagioni sulle quali aleggia la presenza invisibile dell'uomo che a quanto pare secondo gli autori non fa parte di questa natura e l'unico verso che riesce ad esprimere è quello di un fucile capace di distruggere, è questo un altro punto nodale del film: lo spettatore è inconsciamente portato ad odiare se stesso in quanto l'uomo è "raffigurato" come una presenza superflua e deleteria per la natura, come suo unico grande nemico e carnefice in possesso di una brutalità che senza rendersene conto lo porta poco a poco ad uccidere se stesso mentre la natura pur essendo indifesa ha sempre la forza di rigenerarsi ciclicamente.

Il film si potrebbe anche guardarlo ad occhi chiusi ed immaginarlo solamente per quanto espressiva è la forza della musica che scandisce la pioggia, il risveglio degli opossum, la corsa sfrenata dei cerbiatti, e le parole pronunciate da tutti i protagonisti sono ridotte all'essenziale proprio per non inquinare la natura selvaggia ma armoniosa che il film illustra.

La linea narrativa imposta dalla musica ha delle impennate improvvise che scivolano spesso in oasi di riflessione, celeberrima la fine dell'infanzia di Bambi coperta dalla neve e la nebbia dalla quale sbuca la sagoma del cervo reale che osserva dall'alto gli eventi come un Dio, anche qui il cambio d'umore è sancito dalla musica che come d'incanto rallenta sulla lacrima di Bambi.

Altrettanto indimenticabile per motivi opposti l'età degli amori dalla quale Bambi, Thumper e Flower vengono informati dal pittoresco gufo dagli occhi allampanati con la sua mimica indiscutibile, come sempre la narrativa conduce lo spettatore ad un picco di distensione totale pennellata con dolcissima ironia: prima con Flower che si irrigidisce arrossendo al bacio della puzzola femmina, poi Thumper ammaliato da una coniglietta sexy che gli canta canzoni d'amore scatenando il suo tamburino inarrestabile, per Bambi invece c'è una rinccorsa sognante fra le nuvole della sua cerbiatta promessa Feline, ma ancora una volta come un pezzo di musica classica la pace è interrotta da una brusca giravolta.

Le nuvole si infrangono all'ingresso in scena di un minaccioso cerbiatto rivale in amore, la musica diventa un inferno wagneriano e il tratto grafico pone i due contendenti sotto una luce tetra che delinea le loro sagome.

Sono proprio questi bruschi cambi d'umore, come anche nella scena della caccia grossa e del successivo incendio, che fanno si che Bambi sia un film d'animazione capace di spaventare, motivo in più per il quale lo si può annoverare fra quei rari capolavori capaci di unire grandi e piccini.

Il fatto che l'ho apprezzato più oggi dopo tantissimi anni che non lo vedevo rispetto a quando ero bambino, e che mi ha dato parecchi spunti di riflessione mi da la convinzione che sia un film più adulto e profondo di quanto possa sembrare.

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