Regia di Pedro Cabeleira vedi scheda film
anni vissuti al ritmo della musica. la giovinezza è una poesia, è una sfida, è un sogno, è una fatica senza sentirla. la giovinezza è una promessa nel presente, nel momento stesso in cui la vivi e ti sfugge dalle mani. la giovinezza è una fuga costante dal mondo reale, dal grigiore dell'oggi e dell'ora, dalla bruttura di un appuntamento di lavoro. la giovinezza è mentire e innamorarsi follemente e cercare di dimenticare il sentimento borghese della gelosia a cui probabilmente so dare un nome io perchè non ho più vent'anni, stordendosi nei toni bassi delle casse sparati a mille.
ballando, scuotendo la testa senza che si stacchi, nel disegnare forme nello spazio intorno a se stessi, nell'allontanare gli altri e nell'avvinghiarsi ad essi in un turbinio di membra che si toccano e di lingue che si attorcigliano come serpenti che si accoppiano.
la giovinezza di questi ragazzi di lisbona e di chico in particolare è il non lasciarsi andare al concreto, anche quando è bello e desiderabile come il sesso mattutino con tania, lontano dallo stordimento sintetico.
perchè il vero alla fine è dolore , è la mancanza della sintonia con l'altra, perchè il vero è lo sconvolgimento di un bacio che telmo per esempio non avrebbe mai dato; perchè il vero ti allontana dalla solitudine sociale di scantinati ricolmi di luci stroboscopiche dentro le quali perdersi e sciogliersi.
un film che mi ha comunicato un'infinito disagio a cui non riesco dare un nome, come probabilmente non riescono a chiamarlo quei ragazzi che hanno davanti a loro un futuro luminoso-pesto.
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