Regia di Mark Sandrich vedi scheda film
Nel 1933 il famoso ballerino Fred Astaire ebbe il primo ruolo da protagonista nella pellicola "Carioca" del regista Thornton Freeland. Narrano le cronache che Fred Astaire non volesse impegnarsi ulteriormente con il mondo dorato di Hollywood essendo suo grande desiderio quello di trovare una collega che prendesse il posto della sorella Adele con la quale aveva danzato, con successo, fin da ragazzino, debuttando all'età di 17 anni a Broadway. Agli occhi del danzatore di origine austriaca il cinema gli avrebbe dato chanche di conoscere una ballerina che sostituisse la sorella ritiratasi dalle scene. Il ritorno ai palcoscenici era ciò che Astaire più desiderava tuttavia il successo di pubblico di "Carioca" lo costrinse a rivedere la propria posizione nei confronti della settima arte. La R.K.O. lo scritturò senza esitazioni dando il là ad una carriera cinematografica per la quale Astaire divenne celeberrimo. Ma, a ben guardare, fu il 1934 l'anno zero della carriera del danzatore. E, per così dire, galeotto fu il film "Cerco il mio amore" che ebbe il merito di comporre un terzetto di artisti che per 5 anni crearono coreografie e scene danzanti capaci di ammaliare un pubblico che chiedeva distrazioni per uscire dalla sfibrante crisi economica del '29. Il trio era formato da Fred Astaire, naturalmente, dalla ventiduenne attrice Ginger Rogers e dal regista Mark Sandrich. Dal '34 al '39 i tre avrebbero dato vita a cinque musical in quella che fu l'epoca aurea della coppia Fred Astaire/Ginger Rogers.
"Cerco il mio amore" non è certamente una pietra miliare del cinema e se non fosse per il carisma dei due protagonisti avrebbe poco da lasciare in eredità. Le coreografie ricreate nell'atrio dell'hotel di Brighton al suono di "The Continental" ed il bellissimo tira e molla sulle note di "Night and day" sono la parte di maggior pregio. Nel primo caso Sandrich esibisce una notevole campionatura di inquadrature: dall'alto della balaustra, in posizione ravvicinata, all'altezza dal suolo. Focalizzando l'attenzione, ora sull'insieme, ora sui particolari, grazie all'utilizzo dello zoom (in avanti e indietro), dà un'ulteriore nota di dinamismo ai passi frenetici proposti da un nutrito corpo di ballo. Le dissolvenze permettono a Sandrich di amalgamare i cambi di scena mentre il montaggio garantisce effervescenza alle sequenze sempre più brillanti della parte finale del ballo. Nel secondo caso Astaire e Rogers si prendono e riprendono con lei che tenta di sfuggire alle attenzioni di lui per poi cadere su un divanetto sfinita dalla perseveranza di Guy che è innamorato fin dal primo incontro avvenuto a Londra.
Alice Brady ed Edward Everett Horton conferiscono, invece, alla recitazione lo stesso brio che i due protagonisti mettono nel ballo grazie a due personaggi bizzarri il cui compito è garantire una nota di brillantezza al dramma amoroso. Lei è la zia di Mimì. È eccentrica ed è pronta a collezionare l'ennesimo matrimonio se Horton, alias l'avvocato incapace ma pieno di soldi, amico di Guy, decidesse di cedere alle sue lusinghe. I siparietti, le allusioni e i battibecchi di cui è protagonista zia Hortence suonano ancora oggi divertenti e dissacranti.
Le noti dolenti invece sono gli altri personaggi. Il tenore assoldato dall'avvocato Fitzgerald, alias Rodolfo Tonetti, è una macchietta inguardabile, ed il marito di Mimì, Cyril, che appare nell'ultima scena è forse il più inutile di tutta la storia. Demerito di una sceneggiatura striminzita, di un finale raffazzonato e piuttosto banale in cui ci si inventa un motivo meschino per avallare l'allegro divorzio di Mimì e benedire la nuova storia d'amore. Il titolo del film, giocando con i suoni e le parole doveva essere "the Gay Divorce". Ma un allegro divorzio non era concepibile per il già funzionante codice Hays. Il titolo allora divenne "the Gay Divorcee". L'allegra divorziata era accettabile. Non lo era nell'Italia del matrimonio imperituro. Dai noi il film di Sandrich divenne "Cerco il mio amore". Oscar miglior canzone nel 1935.
RaiPlay
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