Regia di Hiroshi Harada vedi scheda film
Le maggiori mancanze di questo coraggioso film, che come pochi altri in Giappone ha saputo presentarsi come estremo senza scadere nel gore accondiscendente e modaiolo, sono state dettate dalla sua "maledizione"
Opera castrata questa di Hiroshi Harada, prodotta nel 1992 partendo dal soggetto de La Ragazza delle Camelie (Shojo Tsubaki) di Suehiro Maruo. L'arte di Maruo è un sanguinario affresco horror che pianta le radici nel folklore giapponese più grottesco e angosciante, risultato di un onirismo ricercato e inquietante in cui la realtà soccombe sotto le perenni urla strazianti di un incubo senza fine. Shojo Tsubaki è un manga senza tempo, una catastrofica narrazione di eventi tragici alternati a tavole dai connotati estremi. Il film di Harada ne è una trasposizione accurata, dettagliata ma ahimé infausta e perduta negli anni. Il lungometraggio fu bandito, censurato, evirato di molte scene alla sua uscita. Il regista impiegò cinque anni della propria vita per realizzare uno storyboard composto da più di cinquemila disegni per poi vedersi congelare il lavoro ad opera conclusa. Il film si ritenne smarrito per anni, fino al 2006, quando fu parzialmente ricostruito e distribuito in dvd (in occidente solo la Francia ha avuto il coraggio di portarlo sugli scaffali).
Suehiro Maruo e Junji Ito sono probabilmente i due mangaka più importanti dell'horror fumettistico giapponese moderno. Ne hanno plasmato i caratteri estremi, allucinogeni e psichedelici; elementi che ancora adesso perdurano nelle opere di questo genere nel mondo del fumetto. Meno rilevante è il regista del film, Hiroshi Harada, abile animatore dell'animazione seriale nipponica dalla metà degli anni Settanta ma poco incisivo nella sua carriera come regista. Questo Midori, anche per la storia "proibita" che ne ha caratterizzato il mistero negli anni dopo la sua riscoperta, è il lungometraggio - al pelo: 56 minuti - horror d'animazione più famoso e importante dei primi anni Novanta. L'opera di Harada sconvolge per violenza ed estrema nonché disturbante visionarietà, riscrivendo le proprietà estetiche dettate negli anni Ottanta da Yoshiaki Kawajiri (uno dei più importanti registi orientali della storia del cinema d'animazione, assoluto ed incontrastato signore dell'action-horror animato assieme a Hiroyuki Kitakubo). Laddove Kawajiri volgeva lo sguardo verso il perverso, il sangue scarlatto e copioso, la carne umana putrida e deformata in demoniache chimere, Harada - per conto di Maruo - si muove verso orizzonti ancora più radicali e aberranti. La dimensione nel quale si muovono le insostenibili violenze diventa da fantasy (Kawajiri) dialogica tra surrealismo e allegoria; diviene un inno al macabro reale del mondo attraverso le manifestazioni più disgustose e ripugnanti che la mente umana possa concepire.
L'opera cinematografica che più di tutte ha influenzato Midori è sicuramente il capolavoro Freaks di Tod Browning. La trama infatti si sviluppa alla fine dell'Ottocento e narra le disavventure della protagonista Midori in una terrificante compagnìa circense. La ragazza è vittima di ogni violenza possibile da parte dei personaggi che la circondano, anche quando essi provano sentimenti benevoli verso di lei. Nel finale l'orrore sembra acquietarsi per poi smascherare il mondo della protagonista, per sempre rimasta vittima dell'incubo che la perseguita e che probabilmente cesserà solamente con la sua morte.
Le maggiori mancanze di questo coraggioso film, che come pochi altri in Giappone ha saputo presentarsi come estremo senza scadere nel gore accondiscendente e modaiolo, sono state dettate dalla sua "maledizione"; il che porta il lungometraggio ad anelare a un reale e recondito spirito sinistro senza però poter godere di una versione integrale. Le animazioni sono approssimative. La qualità del rendering e del montaggio spezza sequenze senza continuità. Il racconto risulta incompleto. Le musiche tagliate. Un gran peccato...
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