Regia di Tim Burton vedi scheda film
Durante le drammatiche fasi dello straziante ritorno in patria americana di molti reduci di guerra del primo Conflitto Mondiale, alla fine degli anni '10, l'ex fantino acrobatico Holt fa ritorno a casa, anzi ne lcirco ove prestava servizio, senza più il braccio sinistro, e ritrovai due figli orfani, in qualche modo integrati in una realtà lavorativa e familiare comunque sopraffatta da una crisi senza precedenti.
Venduti i cavalli, l'impresario capo li ha sostituiti con un elefante indiano femmina incinta, della quale proprio Holt verrà riconosciuto come il responsabile. Pochi giorni dopo, in occasione del parto, la sorpresa e l'attenzione di chiunque si concentrerà sulle fattezze particolari del nuovo nato, dotato di orecchie lunghe in modo spropositato, che in seguito i due figli di Holt scopriranno, per puro caso, come dotate di poteri di fatto inusuali, se non magici.
Quello che pareva un piccolo mostro degno di un macabro spettacolo voyeuristico, si tramuta nell'occasione per rilanciare il circo, attraendo le attenzioni di un ben più ambizioso proprietario di un altro medesimo concorrente, e della di lui devota, bellissima trapezista.
Ma le mire commerciali del bieco titolare del grande circo, si scontreranno con le ben più meritevoli ragioni umane di Holt e della sua prole, decisi a salvaguardare lo straordinario animaletto, così come la di lui madre, e la schiera di animali sfruttati e maltrattati che si scoprono abitare i luoghi meno in vista di quel tendone pullulante di vite, umane e non.
Adattamento cinematografico in live action della famosa storia di Helen Aberson, portata alla notorietà dalla versione cartoon del 1941 della Disney, il nuovo Dumbo di Tim Burton appare come un prodotto tecnicamente ineccepibile, tripudio di effetti speciali ben organizzati e in grado di rendere credibile una vicenda improbabile come qualunque favola per l'infanzia.
Manca tuttavia - come è ormai naturalmente inevitabile pretendere da un regista del calibro eccelso di Tim Burton, invero da ormai quasi un decennio almeno in evidente crisi ispirativa che ne ha annebbiato gli antichi, apprezzati fasti fantastico-barocchi - quella magia creativa che ha reso inimitabile tanto cinema dell'autore di opere miliari, indimenticabili, commoventi o irresistibili come Edward mani di forbice, Ed Wood, Mars Attacks.
Logico da un lato puntare sulla verve di un cast ineccepibile e devotamente impegnato a rendere il massimo come questo che comprende star di primo piano come Colin Farrel, e gli affezionati Eva Green, Michael Keeton e Danny DeVito; ma il protagonista, ovvero Dumbo, pur beneficamente sottratto dell'uso sconsiderato e micidiale della parola, rimane comunque un personaggio al massimo carino e suscettibile di tenerezza di fatto superficiale, ma quasi completamente privo di carattere o personalità che non riguardino l'istintivo, un po' ricattatorio sentimento di attaccamento materno, condizione sin troppo spudoratamente calcolata al millimetro da un termometro in grado di tastare la reazione acchiappa-pubblico che possa consentire il ritorno economico imprescindibile per i livelli di budget toccato da produzioni di tal calibro.
Lungi poi dal voler pretendere qualche anche vaga spiegazione di fondo sulla natura di quell'insolito parto, inesistente pure nell'originale della Disney, il bel tenero Dumbo si rivela un personaggio bidimensionale che rimane costretto a vestire i panni - per lui decisamente striminziti - di un nuovo, decisamente più corpulento, Bambi d'altra specie e morfologia animale.
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