Regia di Bill Watterson vedi scheda film
Art(ato) Attack!
Dedicato a tutti i fortini costruiti da(i) bambini, e dedicato a quei bambini che non smettono, mai, di esserlo (anche se non li costruiscono, più, i fortini).
Paradossalmente, “Dave Made a Maze”, l’esordio assoluto dell’attore (qui esclusivamente dietro alla MdP e sopra a carta e penna e/o tastiera) Bill Watterson alla regia e alla sceneggiatura (stesa con Steven Sears da un soggetto di quest’ultimo) è…
{per chi, ad esempio, non è nuovo agli studi sulla prospettiva, agli effetti della parallasse, ai lavori di Mario Ponzo (le variazioni continuative degli stimoli nella vita percettiva) e molti altri prima e dopo di lui, alla Camera/Stanza di Ames - anche ♦qui♦ e ♦qui♦ - messa in scena perfettamente e con dispendio d'inventiva attraverso una variazione di modello con un bellissimo long take a camera fissa di 75'' contenuto all'interno di una sequenza più lunga...
...che completa l'azione su quel set, ai tavoli di Shepard - anche ♦qui♦ e ♦qui♦ - [e, dal PdV sonoro, alle scale di Shepard (Bach, Pink Floyd, Beatles, Nolan), ai glissati ascendenti o discendenti infiniti dello stesso Shepard+Risset), etc...], alle moebiusiane elevate a potenza (altre) scale di Escher e di Penrose, ai cubi di Necker, eccetera eccetera, su su all’indietro fino a Donatello, Filippo Lippi, Leonardo Da Vinci, Holbein il Giovane e ancora più in là, all’inverso ritroso…}
…un film, forse, quasi più divertente che originale, in cui l’inaccettabile assurdità delle premesse cede quasi subito il passo alla sospensione dell’incredulità e alla composta meraviglia cartonata e (quindi, va da sé) indistruttibile, eterna, in espansione (ricordare è ri-costruire).
Lo si potrebbe riassumere come la crasi fra la descrizione delle caratteristiche peculiari e della natura ultima di un Tardis da parte di Douglas Adams e la versione adulta (nel senso che la parola assume una volta passata per gli occhi, le mani e gli altri sensi di Michel Gondry, Garth Jennings, Spike Jonze, etc...) della trasposizione in live-action ad opera di Jan Svankmajer dell’Alice in WonderLand di Lewis Carroll.
Dave (un Muciaccia in nuce), artista che non può definirsi fallito perché più semplicemente non può definirsi artista non avendo ancora portato a termine alcunché per ogni ramo del dedalo delle umane arti varie sul quale s'è arrampicato tentando di cimentarsi nell’impresa d'arrivare in cima a qualcosa, estrinseca e manifesta concretamente il proprio Inconscio trasferendolo dall’inespresso, il non-luogo in cui l’Es/Id e il Super-Io/Ego si danno - mentre l’Io/Ego fa tranquillamente il morto a galla - simbiotico-simbologica battaglia, all’Appartamento.
(Sì, è una passerona, una pucchiacca, una mega-fregna di cartone, carta crespa e colla vinilica, non...
...siete voi ad essere degli Ossessi Sessuali... Cioè, lo siete, ma non per via della Vera Vulva qua sopra.)
— Nato nell’Ignominia, l’Oscura Manifestazione, l’Indesiderato. Dove relegarlo se non nell’Inesplicabile?
— Grandioso! Veramente poetico! Ehm… Potresti provare a dire qualcosa come: “Te lo dico io dov’è che va messo l’Indesiderato! In un labirinto, ecco dove!” Insomma, qualcosa del genere, ma con parole tue. Vai!
Bell’hypster-cast affiatato: Meera Rohit Kumbhani, Nick Thune, Adam Busch, James Urbaniak, Frank Caeti, Scott Narver, Stephanie Allynne ("One Mississippi"), Kirsten Vangsness, Scott Krinsky, Rick Overton…
Fotografia: Jon Boal. Montaggio: David Egan. Scenografie: Trisha Gum e John Sumner. Direzione Artistica: Jeff White. Musiche: Mondo Boys.
Art(ato) Attack!
* * * ½-¾ – 7.25
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