Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Guglielmo va per i settanta, è un uomo integerrimo, pignolo e ha un negozio d'abiti sacri a Roma; viene improvvisamente lasciato dalla moglie per una donna e va legittimamente in crisi. L'incontro con la sua nuova commessa, una burina coatta totalmente inadatta al mestiere, gli farà tornare la voglia di vivere e di conoscere un nuovo amore.
La storia non ha senso, ma è scritta davvero molto bene: la prima cosa che colpisce di questo Benedetta follia è che, pur basandosi su una serie di incongruenze palesi e di situazioni piuttosto illogiche (il rapporto fra Guglielmo e Luna è emblematico in tal senso), il film dispone di discreto ritmo, dialoghi eccellenti e personaggi credibili, tutte note al merito, di conseguenza, del team di sceneggiatura. Ed ecco che si svela il trucco: per questo suo lavoro, Carlo Verdone ha chiamato a collaborare con lui per il copione i due talenti del momento: Nicola Guaglianone e Roberto Marchionni - alias Menotti, che nel 2015 avevano esordito nel lungometraggio dando vita al successo di Lo chiamavano Jeeg Robot. Non è affatto sorprendente a questo punto fare caso al personaggio di Luna e paragonarlo a quello della protagonista femminile di quest'ultima pellicola: sono sostanzialmente identici, e vengono interpretati allo stesso modo (e quindi ugualmente bene) da Ilenia Pastorelli, sorta di nuova Micaela Ramazzotti in queste parti da bella ragazza coatta e nevrotica. Benedetta follia - ennesima regia verdoniana - ha poi un picco e un abisso; se il primo è la scena psichedelica dello sballo di Guglielmo (utile sul piano narrativo e bizzarra su quello estetico), il secondo è la gag quantomeno triviale, da cinepanettone, dello smartphone nella vagina: effettivamente un briciolo fuori luogo in un lavoro che per il resto risulta facilmente digeribile e qua e là senz'altro divertente. Fra gli altri interpreti, oltre alla Pastorelli e ovviamente al regista e sceneggiatore, si possono citare Lucrezia Lante della Rovere, Maria Pia Calzone e Paola Minaccioni. Verdone prosegue con la sua formula di una nuova uscita ogni anno pari all'incirca da due decenni: le idee nuove sono poche, ma lo stile è ancora gradevolmente leggero e pazienza per lo scontatissimo lieto fine. 4/10.
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