Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
L'eroismo che scaturisce da episodi di cronaca che vengono alla luce grazie alla spontaneità e all'eroismo di cittadini apparentemente qualunque, che scelgono di intervenire e rischiano mettendo allo sbaraglio la propria incolumità per il bene comune, sventando tragedie e catastrofi, così come attentati, è indubbiamente un evento di grande impatto epidermico sulla pubblica opinione. Ed il vecchio Clint, proprio di recente, aveva dimostrato col riuscito e tostissimo Sully, di riuscire a dare un tocco in più alla semplice narrazione dei fatti; anche a costo di sfiorare in più occasioni momenti di retorica davvero pericolosi, quel film riusciva davvero ad avvincere e a rendere palpabile la tensione della difficoltà apparentemente insolubile del momento cruciale.
Questo Ore 15:17 - Attacco al treno, ripercorre - almeno sulla carta o seguendo la scia di un titolo che comunica urgenza e concitazione, e va subito al dunque - le mosse davvero eroiche di tre "all american boys", ritrovatisi a seguito di un viaggio (da cartolina, ma ci può stare) in Europa, "nel momento sbagliato al posto giusto", come si suol dire: nel bel mezzo di un vero e proprio attentato terroristico da parte di un folle armato sino ai denti, in grado certamente di compiere una strage quasi senza precedenti. Non fossero appunto intervenuti i tre eroi.
Episodio realmente accaduto solamente due anni e mezzo orsono, circostanza che induce Clint (o chi per lui), a scommettere persino sulla accattivante (si fa per dire....o definiamola più propriamente temeraria) presenza scenica dei veri eroi, chiamati ed accorsi di buon grado a reinterpretare loro stessi, in nome di un cinema-verità portato (forse sin esasperato) ai massimi livelli ipotizzabili.
Capiamo bene che le dinamiche dell'azione da fatto di cronaca - ricostruita peraltro piuttosto bene e con una regia dinamica che sa cogliere la drammaticità anche goffa propria delle azioni reali, imprudenti, fulminee, mosse dalla spontaneità ed istintivita', e da uno spirito di sacrificio che non ammette tentennamenti e ancora meno ripensamenti - si svolsero con una rapidità tale che sarebbe risultato impossibile (visto che anche Clint, pur re quasi senza macchia, non è "ancora", quasi novantenne, il nuovo Hitchcock) condensarci l'intera sola vicenda in sé, diventata a pieno merito una delle azioni più eroiche degli ultimi anni da parte di cittadini privati pronti a sacrificarsi per una buona causa.
Ma la scelta di "allungarci il brodo", per dirla un po' tanto (troppo?) brutalmente, partendo dalla pubertà complicata e complessata da nerd dei futuri eroi, farci affrontare per di più la scena inascoltabile della maestra cattiva che sconsideratamente male interpreta il deficit d'attenzione di due dei tre eroi (non sarebbe ora ormai di finirla di accusare puerilmente sempre e solo i docenti quando gli alunni sono degli asini inguaribili? ai miei tempi se prendevo un brutto voto a casa era sempre e solo colpa mia...o comunque non certo della maestra o del prof. di turno...) - risulta davvero inaccettabile: anche se a proporcela è Clint in persona, che, nonostante ciò, rimane anche ora, a film concluso, il colosso inarrivabile che consideravo fino a due ore fa, prima di vedere questo suo ultimo lavoro.
Aggiungiamoci anche, a compromettere completamente il risultato della pellicola, un viaggio in Europa con tocchi maccheronici degni del peggior Allen mai apparso sul grande schermo (quello di To Rome with love, ovviamente) - circostanza plausibile al massimo solo per ratificare la generale ignoranza e qualunquismo che realisticamente accompagna le frotte di turisti giovani (gli Americani poi probabilmente primeggiano tra tutti in senso negativo quanto ad ignoranza, nel vero senso dell'accezione, ovvero il non conoscere), ma che si aggrava quando, come contorno, la regia si permette il lusso di mettere in sottofondo, gratuitamente e senza nessuna attenuante a suo favore, il più celebre pezzo di Modugno (quasi un inno nazionale) sotto forma di musicarello - ecco che Ore 15:17 - Attacco al treno, si trasforma in un piccolo disastro (pure i più grandi possono sbagliare, guadagnandoci in umanità magari), che tuttavia, lo sottolineo, rimane un peccato veniale, ma solo se consideriamo la inarrivabile carriera di Eastwood, per nulla scalfita da questo per me inevitabilmente irrimediabile passo falso.
E, per una volta, e senza nulla togliere a questo secondo atto di eroismo (il "recitare") compiuto dai tre indomiti e anche un pò scanzonati ed imprudenti eroi, e pur apprezzandone in generale l'idea di principio, non si può che rimpiangere la professionalità di attori veri (onore al merito e alla categoria, specie quella non improvvisata, ma che si è formata scrupolosamente) che qui mancano, latitano davvero, almeno nei ruoli cardine della vicenda.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta