Regia di Hlynur Palmason vedi scheda film
Vinterbrødre è - per chi scrive - uno dei lavori più cupi ed insinuanti visti di recente. Un'opera nervosa e criptica; il prodotto in incubazione di un improbabile incontro tra Laszlo Nemes e Sharunas Bartas; tra l'oscurità grandrieuxiana e la fede tarkovskijana. E, proprio in relazione a quest'ultimo punto, Emil parrebbe essere l'unica evoluzione/involuzione (im)possibile nella società odierna di Martyška, la figlia dello Stalker che, nell'omonimo film del regista russo, spostava, nel finale, il bicchiere con la forza del pensiero; Emil, a sua volta, continua a compiere "magie" simili, ovvero cambiare improvvisamente il colore di una sostanza liquida, così a voler simboleggiare che i suddetti "miracoli" possono essere compiuti solo da chi sta al di là di ogni contaminazione sociale, filosofica e/o religiosa che sia, nonché, in un certo senso, da chi è esistenzialmente puro ed incontaminato. A rimarcare il sopracitato concetto, nonché a confermare ulteriormente l'importanza - e forse l'unica odierna (ri)soluzione possibile - filmica del miracolo, ci penserebbe un'improvvisa esplosione naderiana di una collina innevata, così come accadeva, appunto, nel film del regista iraniano, Monte, a voler sottolineare, oltre che la forza di volontà, anche e soprattutto la testardaggine e la rabbia del protagonista, che riesce a compiere un'impresa miracolosa ed impraticabile, ovvero far, inspiegabilmente, detonare un Monte.
Insomma, Vinterbrødre è un oggetto strano e alieno; un film incavante, che scava nell'animo umano con profondità quasi dantesca, nonché infernale. Un lavoro cinematografico, appunto, in cui l'unica redenzione possibile è riscontrabile nell'atto di fede verso l'improbabile, il quale solo ed esclusivamente la settima arte può concedere e concepire, dall'oscurità: in altri film, le campane risuonano; in questo caso, i cani abbaiano.
Vinterbrødre è come fosse la reazione chimica di più sostanze cinematografiche: come fosse Two Gates of Sleep che si mischia con The Childhood of a Leader, il tutto architettato e miscelato da Michael Haneke.
Ed ora che un mostro o, meglio, una bestia è emersa, non c'è più Niente da Nascondere.
-
Voto: 7,5/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta