Regia di Wang Bing vedi scheda film
FESTIVAL DI LOCARNO 2017 – PARDO D’ORO – CINEMA OLTRECONFINE
Contadina cinese sessantottenne, affetta da una grave forma degenerativa di Alzheimer, la signora Fang Xiuying viene ripresa all’inizio della malattia, e poi, solo pochi anni dopo, nel 2015, negli ultimi giorni di vita, quando la donna viene riportata a casa ed accudita dalla sua folta famiglia, per trascorrere, ahimé inconsapevolmente, gli ultimi istanti di vita nel proprio focolare familiare.
Lo sguardo realistico e schietto dell’apprezzato documentarista Wang Bing, Pardo d’oro a Locarno 2017 proprio con questo film, si concentra stavolta sull’espressione deformata dell’agonia, non sappiamo quanto consapevole, quanto trascinata inconsciamente da una malattia che priva di mobilità e possibilità di comunicare, ma che probabilmente lascia crudelmente qualche strascico di coscienza utile solo ad acuire la sofferenza ed il calvario di questo percorso finale di vita.
Spiazza e divide più di tante altre opere fluviali del cineasta cinese, questo breve viaggio ispettivo e documentativo a cospetto con la fine inesorabile e progressiva che accelera ogni percorso naturale di decadimento e provoca una degenerazione accelerata, ma non certo rapida, delle funzioni vitali, dei sensi, della facoltà di restare indipendente, svuotando il corpo come fosse un sacco bucato sul fondo che perde progressivamente tutto il suo contenuto vitale.
Bing riesce indubbiamente a catturare e carpire con acume l’espressione più realistica e devastante dell’agonia, la disperazione inesorabile che la malattia procura nella malata; ma a che prezzo?
Se lo chiedono in molti, presso la stampa più autorevole, arrivando i rigorosi ed implacabili Cahiers du Cinéma a rivelare che il malessere che si prova a guardare in faccia il volto della morte, è forse meno duro e provante di quel disagio che si avverte quando si riflette sul fatto che ciò che si vede è stato concordato con i parenti della malata terminale, ma a sua insaputa.
Se vogliamo poi Bing divaga anche molto, quasi a trovare uno stratagemma che gli consenta di portare il suo film ad una durata tale da raggiungere i limiti minimi del lungometraggio: molte divagazioni sulle attività della famiglia, sulla pesca e i modi di vivere dei molti parenti accorsi al capezzale di Mrs Fang, sembrano davvero poco coerenti col drammatico filo conduttore del film.
In questo dilemma tra sospetto voyeurismo, e il potenziale epidermicamente assai valido di ciò che la macchina da presa riesce a catturare, crea un documentario forte, colmo di contraddittorietà e di punti oscuri in cui si resta a metà strada tra il dubbio di scaltra gestione della sofferenza altrui, e necessità di documentare la realtà senza fronzoli, quale essa è ed appare.
In mezzo a questo dilemma, lo spettatore spiazzato è costretto a decidere quale posizione prendere, o magari al contrario restare nel dubbio.
Forse l’adottare proprio questa posizione instabile e precaria, ovvero quella di non giudicare, è la soluzione per affrontare meglio un’opera forte e impietosa, che ha almeno il coraggio di non fermarsi a nascondere o abbellire la realtà nella sua inesorabile crudezza.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta