Regia di Martin Guigui vedi scheda film
Un film indolore che si pone in coda alla versione ufficiale. Non racconta nulla sulla tragica motivazione che ha scatenato l'inferno l'11 Settembre 2001. E quello che propone è un evento forzatamente ottimista, che contrasta con la cruda realtà. Fare un film su un fatto catastrofico in maniera così convenzionale, è quasi contronatura.
Cinque persone, tra le quali una coppia in fase di divorzio, si trovano la mattina del 11 Settembre 2001 all'interno di una delle due torri del World Trade Center, quando il primo aereo colpisce l'edificio. Intrappolati in un ascensore, mentre il passare del tempo fa loro comprendere di essere in una situazione pressoché insolvibile, confessano i loro segreti, parlando del loro passato, consapevoli di non avere (forse) più nessun futuro.
Martin Guigui, regista oltreché sceneggiatore, dimostra una scarsa capacità di coinvolgimento riuscendo a rendere pressoché noioso un film che -fosse solo per la drammatica cronaca che ne sta alla base- dovrebbe invece catturare ben più attenzione. Questo 11 Settembre narra senza alcuna originalità (nemmeno di messa in scena) una storia circoscritta a cinque personaggi, lasciando sul fondo ogni altra considerazione. Non tentare di insinuare il minimo dubbio su chi, come e perché sia stato artefice di questa tragedia denuncia una voluta filiazione con l'ufficiale versione dei fatti.
Anche l'impostazione buonista, con inattesa conversione della coppia sulla via del divorzio e un finale sdolcinato, lo rendono un utopistico tentativo di ammorbidire la realtà della cronaca. Meritano un plauso gli attori, ma purtroppo qui manca il contenuto. Di tutte le storie che potrebbero essere state raccontate, avvenute in quella fatidica data, Guigui ci propone quella più indolore. Se da un lato è comprensibile (e apprezzabile) una forma di censura che -frenando sulla componente violenta- riduce il film a innocuo TV movie, dall'altro non esiste proporzione tra quello che appare sullo schermo e quanto accaduto: quasi tremila morti nella realtà, a fronte di un duplice decesso oscurato nella finzione. Una bella utopia, non c'è che dire.
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