Regia di Václav Kadrnka vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2017 - SELEZIONE UFFICIALE
Il segno della chiamata, il destino del sentirsi prescelti. Armarsi, partire quando si è ancora bambini nel corpo ma adulti nella mente, ed il senso di responsabilità, solida eredità paterna, spinge a dare ascolto alla voce interiore e a intraprendere qualcosa di più grande di se stessi.
Una madre disperata ricama l'effigie angelica del proprio figlio unico affinché un valoroso, ma già anziano padre, possa procedere a mettersi nelle sue tracce, cercando indizi utili.
E mentre le intenzioni audaci del piccolo vengono travolte dalle paure e dalle ingenuità di una età prematura ed inadeguata, la sorte gioca un destino beffardo per il padre, impegnato in una ricerca che diventa una epopea senza risultati.
Rigore, semplicità e una contemplazione che eleva solo lo spettatore disposto a cogliere la solennità della narrazione come un tentativo di rappresentare un richiamo divino, mistico o in alternativa l'effetto distorto e snaturato di una pura esaltazione maniacale, sono gli elementi che rendono potente ed affascinante questo viaggio destinato a ricongiungere una famiglia separata da una responsabilizzazione troppo folgorante e prematura.
La regia di Vàclav Kadrnka pare lasciata al caso, ma in realtà riprende minuziosamente la sintesi di un viaggio per qualcuno iniziatico, per altri quelli del tramonto, per altri ancora quello della vera partenza verso il sacrificio: in ogni caso un percorso solenne, che una musica in sottofondo insistente che evoca un cinema contemplativo alla Bela Tarr, sa e riesce a rendere come tale.
Bresson e la sua calcolata, scarna ma potentissima semplicità di messa in scena sono certamente un riferimento del bravo regista, e non pensare ad Ordet e all'essenzialita' del cinema di Dreyer, risulta impossibile, innaturale.
Qui il rigore di una messa in scena mobile e svincolata dalla fissità, ma restia a concedersi a facili ammiccamenti, aspira a catturare l'essenza del richiamo che invoca ed ispira alla fuga, e di conseguenza alla ricerca del fuggiasco, lungo un inseguimento contemplativo di ispirata efficacia e solennità.
Indimenticabile e di grande effetto la scena iniziale in cui l'arrivo del vecchio cavaliere si intravede tra le fessure della tenda che ospita una madre apprensiva che soffre e si dispera.
Il film probabilmente più povero, ma anche più potente ed emozionante fino fino ad oggi alla Festa romana 2017.
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