Regia di Samuel Jouy vedi scheda film
Steve Landry (Mathieu Kassovitz) è un pugile di mezza tacca giunto al crepuscolo della propria carriera. Avrà un ultima occasione di riscattarsi.
Esordio impressionante del regista attore Samuel Jouy, capace di elaborare un drammatico e commovente saggio sulla sconfitta, senza un filo di retorica. La regia sobria non eccede mai, sempre puntale negli stacchi e nelle dissolvenze, così come nei dialoghi, calibratissimi nel trattenere il dolore e la consapevolezza.
Un vecchio pugile derelitto che vuole farsi bello agli occhi della moglie e dei figli, mica ai suoi, accetta con rassegnazione la propria mancanza di talento, facendone cocciutamente una virtù.
“Io ho qualcosa che tu non hai”, dice al campione M’Bareck, “ tu non sei mai andato k.o. Esiste un prima e un dopo, e tu hai paura.”
Il film ha il merito di scaraventare lo spettatore dall’altro lato della barricata , introducendolo ad un racconto iniziatico di una realtà sconosciuta, un mondo alieno ai più, fatto di uomini già sacrificati e sacrificabili.
Dalla prospettiva dello “sparring partner” (cioè colui contro il quale si allena il campione) tutto appare spento e già scritto, eppure il coraggio di Steve, non di osare ma solo di resistere, sarà uno sprazzo di colore che impietosirà la vita, capace di concedere in extremis un ultima occasione.
Kassovitz presta volto e corpo entrambi martoriato ad un personaggio quasi epico nella sua triste presa di coscienza.
Uno dei migliori risultati del genere degli ultimi vent’anni.
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