Regia di Peter Bogdanovich vedi scheda film
Una piccola città del sud degli Stati Uniti - Anarene - è la protagonista di una storia "esemplare" ambientata all'inizio degli anni '50 raccontata attraverso i rapporti e i sentimenti di un significativo gruppo dei suoi abitanti che si intrecciano e si sviluppano all'interno delle dinamiche classiche di una emarginata provincia che è già di per sè un universo solitario e circoscritto.
Bogdanovich, con questa pellicola splendidamente fotografata in un bianco e nero nostalgico ed evocativo di Robert Surtees, che riproduce quasi "mimeticamente" i modelli cinematografici del periodo di riferimento, ci ha regalato davvero un piccolo capolavoro introspettivo e dolente, intonando a suo modo l'elegia (anche celebrativa) di un'America scomparsa e che il regista sembra rimpiangere.
Mentre si compie l'educazione sentimentale di un gruppo di ragazzi, minacciati dall'avvicinarsi della guerra in Corea, muore infatti ad Anarene l'ultimo sinbolo della leva pionieristica di una cittadina che in quel mito è nata ed ha avissuto antichi splendori (l'attore è Ben Johnson, riesumato dal regista dai western militari di John Ford); e non a caso il cinema, di cui il vecchio era proprietario, chiude per sempre i battenti - quasi a sancire simbolicamente la fine di un'epoca ormai irrecuperabile - con la proiezione de Il fiume rosso di Howard Hawks, un film che a sua volta celebra proprio, distanziandoli, i miti dell'avventuroso far west ottocentesco.
L'ultimo spettacolo è dunque un film sull'adolescenza di una generazione e sulla senilità di una nazione che fu già simbolo di gioventù, che qualcuno (non ricordo però chi è stato) ha definito l'opera di un Truffaut cresciuto e maturato alla scuola di John Ford. .
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