Regia di Peter Bogdanovich vedi scheda film
Un piccolo paese nel profondo Texas, di nome Anarene,fa da scenario ad un racconto di sentimenti traditi, di logiche grette e segnato da una staticità sempiterna di ultraprovincialismo ignorante e fiero di se stesso in quanto contrario ad ogni potenziale cambiamento.Peter Bogdanovich, nel suo film di maggior importanza,vero e proprio cult-movie,girato in un malinconico bianco e nero che rendeva maggiormente elegante ed atipico il quadro illustrato, realizza, da un romanzo semiautobiografico di Larry McMurtry,il controcanto buio di "American Graffiti",due anni prima del film di Lucas. Emerge la solita malinconia alla fine,ma se quella del padre di tutte le operazioni-nostalgia affiora solo in seguito alla constatazione della effimera forza della giovinezza, in questo lavoro viene fuori l'obbligatorietà di sottostare a regole non scritte dettate da un microcosmo di adulti che hanno subito la stessa sorte precedentemente,e l'unico spirito libero in circolazione è quello di Sam "Il leone", proprietario del cinema che verrà chiuso appunto alla fine della storia,come suggerisce il titolo,veramente amato da tutti ma in un certo qual modo isolato eppur unico. Le dinamiche tra i personaggi godono di una verosimiglianza drammatica notevole, ed è difficile individuare il più bravo in un complesso attoriale che è uno dei punti di forza del lungometraggio:continuato in un sequel di scarso successo vent'anni dopo, è un film di pacata commozione che pennella di amarognolo ogni suo fotogramma.
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