Regia di Peter Bogdanovich vedi scheda film
uno dei grandi film USA degli anni 70, apri' il filone del cinema della nostalgia. Il racconto di formazione dei giovani (e meno giovani) personaggi oscilla tra mito e smitizzazione, cinema e realta', sensibilita' euoropea e anima americana. Film pacato, atmosferico, consapevole; la cittadina texana e' ricostruita come un universo chiuso, al quale ci si sente indissolubilmente legati, ma da cui al tempo stesso si vorrebbe uscire, per scampare alla routine quotidiana, per andare alla ricerca di un'esperienza unica, di una follia, per tentare invano di lasciarsi alle spalle le inquietudini represse e i rimpianti di una giovinezza (o di un intera vita) segnata dalle contraddizioni. Calibrate annotazioni di costume, finezza psicologica, bel disegno dei personaggi: il piu' grande di tutti e' il vecchio Sam, personaggio chiave del film, un cowboy simbolo di un'America morale, che sta scomparendo, o che forse non e' mai esistita
Oscar meritato; caratterizza la sua Ruth con grande misura, facendo emergere nei momenti giusti tutto il dolore di vivere di questa donna
credo francamente che questa sia LA DONNA PIU' BELLA DEL MONDO: la sua Jacy esprime un'ansia di vivere (specialmente l'esperienza sessuale, ma non solo questa), che caratterizza uno degli aspetti portanti della pellicola
il suo destino e' quello di partire per la Corea: e' un po' il "looser" frustrato del cinema americano degli anni 70
dubbiso, cupo, afflitto: e' lo specchio del disagio giovanile in un'America che cambia
spalma la malinconia omogeneamente per tutta la durata del film, cita sapientemente i classici del cinema USA, costruisce un immaginario di grande impatto visivo-musicale, attraverso immagini di grande respiro epico e l'utilizzo della musica in sottofondo
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