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L'ultimo spettacolo

Regia di Peter Bogdanovich vedi scheda film

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La recensione su L'ultimo spettacolo

di steno79
9 stelle

Peter Bogdanovich è stato uno dei registi più cinefili del cinema americano, grande studioso e amico di registi come Hawks, Ford, Welles, paragonabile ad altre figure di registi come Scorsese o Truffaut che sono stati anche critici o raffinati cultori della materia Cinema. In Italia forse non è mai stato preso troppo sul serio dalla critica (all'epoca dell'uscita di "L'ultimo spettacolo" Kezich scrisse che il film imponeva il nome del regista come quello di un "piccolo maestro" del futuro decennio), ed è un peccato. "The last picture show" è un film di qualità robusta ed evidente, un omaggio al cinema classico hollywoodiano esposto con un linguaggio ed una sensibilità da New Hollywood. La regia di Bogdanovich da un punto di vista tecnico riprende la lezione dei suoi maestri e non vuole attirare l'attenzione su di sè, appunto privilegiando gli stilemi del decoupage classico hollywoodiano, ma nella rappresentazione dei personaggi, nell'attenzione alle sfumature psicologiche e nel massiccio ricorso all'erotismo c'è molto cinema moderno e molte influenze della cultura post-sessantotto. La fotografia in bianco e nero di Robert Surtees accentua la sensazione di malinconia che pervade tutto il film e in certi momenti come resa figurativa ricorda quella di Robby Muller per Wenders in "Im lauf der zeit", film che ha alcuni punti di contatto soprattutto nel lamento per la fine di un cinema classico irripetibile, anche se girato alcuni anni dopo. Nell'ampio cast si apprezza il giovanissimo Timothy Bottoms, qui spontaneo e credibile, anche se in seguito avrà una carriera alquanto mediocre; fra gli altri ottime le interpretazioni di Jeff Bridges, Ellen Burstyn, Cloris Leachman (Oscar meritato) e Ben Johnson (memorabile il monologo nella scena al fiume, anche se credo che il ruolo sia più di spicco per i riferimenti cinefili al western fordiano che per la performance in se stessa). Bravina la bellissima Cybill Shepherd, anche se personalmente trovo che alcune delle sue scene siano quelle un pò più convenzionali e datate (ma non la festa in piscina nudista, che invece risulta molto audace e coraggiosa per l'epoca). Una pellicola di una franchezza che non arretra di fronte ad argomenti anche sgradevoli, come l'accenno ad una vicenda di pedofilia da parte del figlio di un pastore protestante, decisamente in anticipo sui tempi. Insomma, un gran film che meriterebbe di essere riscoperto da un pubblico giovane anche da noi.

NB: dedico questa recensione all'utente "Antisistema", grande esperto del cinema di Bogdanovich, che mi ha spinto a rivedere questo film e spero non rosicherà troppo perché non gli ho dato 5 stelle, ma pazienza, talvolta la vita va così anche nelle nostre valutazioni (ah ah ah).

 

voto 9/10

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