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Le notti della luna piena

Regia di Eric Rohmer vedi scheda film

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La recensione su Le notti della luna piena

di Antisistema
7 stelle

«Chi ha due donne perde l'anima,
chi ha due case perde il senno.»

 

Il proverbio nato dall'unione di un detto popolare (chi ha due case perde il senno) e una finta citazione creata da Rohmer stesso (chi ha due donne perde l'anima, in sole due righe condensa il tema base del film dal punto di vista materiale tramite le due case di Louise (Pascale Ogier), una a Marnè la Vallè, una cittadina poco fuori Parigi e l'altra nella capitale francese, mentre la prima parte del proverbio si riferisce non solo allo scrittore Octave (Fabrice Luchini) o al fidanzato ufficiale della protagonista Remy (Tchèky Karyo), ma anche alla stessa Louise, fermamente convinta della propria indipendenza a scapito di un possibile matrimonio che la donna sente come limitante per la sua libertà. Louise sceglie di dividere la sua vita non solo tra due spasimanti (anche se considera Octave solo un amico e non ricambia i suoi sentimenti), ma anche tra i due appartamenti, tra cui quello con Remy percepito oramai come asfissiante e limitante, prediligendo invece quello parigino di sua proprietà, piccolo ma percepito come proprio e per questo molto amato dalla protagonsita che ama ritagliarsi dei momenti di solitudine, sensazione a cui molti esseri umani con l'avanzare dell'età sembrano voler sfuggire sempre di più, mentre a Louise la cosa non sembra pesare affatto, così può vivere liberamente e portare avanti il suo lavoro come arredatrice d'interni. 

 

 

Le Notti della Luna Piena (1984) è il quarto film della serie commedie e proverbi, avente l'ennesima protagonista dal carattere "forte" (in apparenza) e che tratta di tematiche come la solitudine e la fragilità dei sentimenti umani. Louise, con il suo fisico longilineo valorizzato dalle cromature di nero durante la festa a cui partecipa, trasmette volitività e sfuggenza, che il suo compagno Remy mal sopporta perchè non ama molto le uscite e pur di non perderla sceglie di aderire ad uno scellerato patto con Louise seppur controvoglia, la donna si trasferirà nel suo appartamento a Parigi, ed in tale periodo di tempo potranno entrambi frequentare altri amici. Louise ha ottenuto la sua libertà tanto cercata, ma il piano da lei proposto sembra solo una fase di transizione da parte della donna per non decidere nulla di definitivo e continuare in questo limbo in cui gira a vuoto tra una festa, un locale e strade deserte, dando per scontata l'immutabilità dei recriproci sentimenti. 

Il quarto film del ciclo presenta una fotografia più pop e colorata, per sintonizzarsi con il mestiere della protagonista e le scenografie stravaganti ed i costumi sono state curate dalla stessa Pascale Ogier, la quale per la sua sentita ed intensa interpretazione vinse una meritatissima Coppa Volpi, ma un futuro che sembrava radioso venne stroncato da un infarto ad appena 26 anni. Comincia ad esserci un pò di ripetizione nella formula indubbiamente ed incastonato tra il precedente Pauline alla Spiaggia (1983) ed il grandioso successivo Il Raggio Verde (1986) che tratterà molto meglio tali tematiche, resta schiacciato nelle sue ambizioni. 

 

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