Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Con un titolo simile, era inevitabile confrontarsi con l’omonima tragicommedia di Shakespeare (che infatti a un certo punto la protagonista va a vedere a teatro): anche qui c’è una persona amata, che si crede perduta per sempre e che ricompare contro ogni ragionevole aspettativa. I meccanismi della perdita e del ritrovamento sono inverosimili persino all’interno della filmografia rohmeriana: hanno la spudorata naturalezza del miracolo, o ci si crede o non ci si crede. Félicie ai miracoli ci crede, al punto da rinunciare senza pensarci alle due concrete prospettive sentimentali che si trova a gestire contemporaneamente, con l’esangue intellettuale Loïc e con il maturo e noioso Maxence (contrapposizione leggermente schematica); rischia anche di sembrare un po’ stronza, per il modo in cui non si cura delle conseguenze che le sue scelte hanno sulle vite altrui, ma il fatto è che ha deciso di non accontentarsi più di compromessi: o tutto o nulla, pascalianamente. Poi ecco l’incontro casuale sull’autobus, ecco di nuovo davanti a lei l’uomo della sua vita; ma il tempo è passato anche per lui, all’inizio tutto sembra essere stato un’illusione che ora si scioglie al contatto con la realtà. Ma qui siamo, appunto, in un film di Rohmer.
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