Regia di Maurice Tourneur vedi scheda film
"L'uccellino azzurro" è un poetico testo teatrale del premio Nobel Maurice Maeterlinck che ha ricevuto numerosi adattamenti, fra l'altro anche in un cartone animato che ricordo vagamente di aver visto durante la mia infanzia, ma non conoscevo questo film muto girato in America da Maurice Tourneur, padre di Jacques, e si tratta di una pellicola molto pregevole per essere girata nel 1918, quando il linguaggio cinematografico non era ancora del tutto sviluppato. Vedendolo a più di un secolo di distanza, si direbbe che il regista franco-americano sia riuscito a valorizzare con intelligenza e con un gusto dello spettacolo ancora affascinante i significati allegorico/simbolici della favola di Maeterlinck che ha ispirato altri film diretti da W. Lang e G. Cukor, ritenuti generalmente poco riusciti.
Tourneur rende bene l'atmosfera fatata, magica del testo, ricorrendo anche ad effetti speciali chiaramente artigianali ma godibili nelle sovraimpressioni, in certi trucchi alla Melies che includono anche il ricorso alla stop motion, ovviamente qui ancora in uno stadio primordiale. L'interrogazione sul significato della vita umana e sull'importanza di trovare la felicità all'interno della propria dimensione quotidiana e non al di fuori di essa prendono corpo grazie ad uno stile figurativamente già maturo, che sa gestire con sapienza i personaggi antropomorfi, le comparse e i movimenti di folla all'interno del quadro, con composizioni assai suggestive. Tuttavia, ad essere completamente sinceri, la pièce teatrale dello scrittore belga sembra oggi un po' invecchiata, a tratti sottolinea fin troppo i suoi motivi cadendo in un semplicismo un po' di maniera. Per questo mi sembra un po' eccessivo gridare al capolavoro come qualcuno pure fa (ad esempio il Mereghetti), ma rimane un film muto grazioso, pieno di inventiva e non privo di momenti e sequenze genuinamente commoventi. Decisamente moderna l'ultima inquadratura, in cui il personaggio di Tyltil sfonda la quarta parete e si rivolge al pubblico, per un film del 1918 è un tocco audace.
Voto 8/10
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