Regia di Fernando León de Aranoa vedi scheda film
Venezia 74 – Fuori concorso.
Il talentuoso regista madrileno Fernando Leon de Aranoa (I lunedì al sole, Perfect day) va alla ricerca della grande platea offrendo un nuovo punto di vista per narrare vita, morte e miracoli di Pablo Escobar, uno dei personaggi più corteggiati da cinema (Escobar) e televisione (Narcos) negli ultimi anni.
Tutta l’operazione è arginata da un concept operativo di derivazione internazionale che non consente di andare oltre la superficie, oltretutto il titolo, e con esso l’invito alla visione, rischia di essere fuorviante.
L’affermata giornalista Virginia Vallejo (Penelope Cruz) incontra per la prima volta Pablo Escobar (Javier Bardem) quando il suo impero comincia a prendere forma.
Il futuro signore della droga se ne invaghisce seduta stante e tra i due, nonostante l’ostruzionismo di sua moglie Maria Victoria Henao (Julieth Restrepo), nasce un rapporto che, in un modo o nell’altro, li legherà fino alla morte di Pablo.
Tratto dal romanzo di Virginia Vallejo e adattato per il grande schermo da Fernando Leon de Aranoa, Loving Pablo porta avanti entrambi i personaggi principali, ma prima di tutto rimane un biopic formulato precipitosamente su Pablo Escobar.
Da un certo punto di vista, sono scansati surplus di romanticismo, di contro paga il prezzo della concorrenza e le due ore di durata non sono sufficienti per decifrare con accuratezza un percorso lungo e frastagliato.
Se il contenuto è affrontato in maniera panoramica, la forma è decisamente patinata, definibile come alla moda, con solo una manciata di sequenze a scaldare l’ambiente, come nel caso dell’atterraggio di un aeroplano carico di droga su una superstrada, senza trascurare una lunga scia di sangue.
Visti i tempi a disposizione, l’itinerario avanza velocemente e rimane poco da conservare. È chiaro il duopolio femminile attorno a Escobar, ma poi i singoli confronti diretti incidono raramente, mentre sulla vita del narcotrafficante per eccellenza sembra far affidamento su una conoscenza diffusa, optando per un ritmo prossimo all’action senza andare oltre l’unione dei puntini.
Una cornice del genere, non riesce nemmeno a giovarsi della naturale intesa tra Javier Bardem e Penelope Cruz, con il primo segnato da uno sguardo torvo e la seconda da ricordare più che altro per le acconciature e i vestiti di scena che, visto l’arco temporale, cambiano ripetutamente seguendo le mode dei diversi periodi.
Tra tutto ciò che prevede il modello originario - la droga, i soldi come fonte di felicità, i metodi coercitivi del leader e una successione impressionante di uccisioni - e uno sguardo sui rapporti sentimentali, Loving Pablo paga la sovraesposizione del suo protagonista in pectore, ma anche i principali paragoni attuabili con la concorrenza, volando sempre a bassa quota.
Adeguato solo a un pubblico da prime time televisivo, che non avanzi troppe pretese oltre alla richiesta di un racconto assediato da una successione di eventi caracollante.
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