Regia di Jeremy Dyson, Andy Nyman vedi scheda film
Tratto da una pièce inglese, il film della coppia Jeremy Dyson & Andy Nyman, famosi in Inghilterra proprio per il loro lavoro teatrale, è un film corale che si presenta come un puzzle di storie (si prefigura come un horror a episodi ma non è esattamente così) e personaggi, oltre che un sentito omaggio alla tradizione del cinema horror anglosassone (Hammer, ma non solo, e spesso film di serie B) e alla letteratura inglese, patria del racconto di fantasmi, ma virate verso tematiche molto più moderne e a riflessioni filosofiche sulla responsabilità e sulla colpa, ma anche sulla natura "laica" del soprannaturale, in un perfido intreccio a scatole cinesi ben più complesso di quanto si possa immaginare per un film di genere.
Un horror quindi più psicologico che effettivo, pur giocando comunque su stereotipi e stilemi del genere.
Al centro dell'intricato labirinto di spettri, ossessioni e paure abbiamo infatti il senso di colpa e il rimorso per le nostre stesse azioni compiute, veri e propri fantasmi del passato (e/o scheletri nell'armadio) che, inevitabilmente, minano dall'interno la nostra psiche, accrescono le nostre paure e alimentando i nostri rimorsi, stritolandone le coscienze fino a renderle sensibili alle credenze e permeabile alla (auto)illusione.
In fondo "la mente crede in quello che vuole credere", magari anche in un'esistenza del soprannaturale che viene a punirci per le nostre mancanze, specie nei confronti dei propri cari (dei figli nel primo caso, dei genitori nel secondo, della moglie nel terzo e, buon ultimo, anche verso noi stessi),e che, lavorando sotto pelle, rende l'uomo maggiormente propenso a una natura ultraterrena che ci punisca che quei peccati commessi nel reali e per cui non abbiamo pagato.
O almeno non abbastanza.
Molto buone le interpretazioni di un cast di attori (tra cui lo stesso co-regista Andy Nyman nel ruolo del protagonista) che comprendono, oltre allo steso Neyman, il veterano Paul Whitehouse, il giovanissimo (e inquietante) Alex Lawther e l'ormai affermato e famosissimo Martin Freeman.
Tutti orgogliosamente all british.
VOTO: 6,5
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