Regia di Tom Volf vedi scheda film
Maria si racconta in una intervista che dà modo al regista Tom Volf di spaziare in un vasto, ed a volte raro, materiale di repertorio che ne ripercorre, non necessariamente in ordine cronologico, le tappe fondamentali sia della carriera artistica, sia della tormentata vita sentimentale, quella stessa che ce la restituì per sempre come un personaggio malinconico, infelice, travolto da passioni che non ha potuto o saputo gestire senza esserne travolta.
La vicenda umana ed artistica si sofferma, e per il film questa è una gran fortuna, oltre che un regalo prezioso per il pubblico, melomane o meno, per rivedere la diva impegnata durante le sue migliori e più celebrate opere di cui si rese indimenticata protagonista.
Una donna baciata dalla fama che solo un talento unico può assicurare, ma pure un essre umano troppo debole per saper gestire quelle sfaccettature personali solo apparentemente più semplici da gestire, legate e dipendenti anche da una fama che quasi mai le permise di concedersi autentici momenti di privacy da trascorrere attorno ad un proprio focolare domestico come una donna ed una moglie qualsiasi.
Inutile dire che indimenticabili restano i momenti che il film dedica alla Callas cantante in procinto di darsi anima e corpo nell'interpretare le sue eroine ed i pezzi che la resero celebre, ma che lei contribuì altresì a rilanciare facendoli suoi, come scritti e composti a sua esclusiva e perfetta regal fruizione.
E, come personalmente a me avviene sempre, puntualmente, risentirla sul finale nello struggente "babbino caro" pucciniano, dà gioia al cuore ed emoziona sino alla lacrima.
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