Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
Discreto film della Archibugi, non tra i suoi migliori.
Giorgio Selva,l'immancabile Bisio,è un celebre giornalista televisivo, separato dalla moglie,che nemmeno gli rivolge più la parola,ha ottenuto l'affido condiviso del figlio Tito, diciassettenne problematico che, ciondola tra casa e scuola,perlopiù stravaccato su di un divano,in compagnia di un gruppo pittoresco e scriteriato di amici.
Per quanto si sforzi di dialogare con lui,anche facendo buon viso a cattivo gioco,tollerando le bizze e le stranezze dei suoi strampalati compagni,Giorgio non riesce a superare il muro di diffidenza del figlio e le premure che esercita nei suoi confronti, suscitano solo irritazione in Tito, che si sente troppo attenzionato da parte del padre,vivendo le sue apprensioni,come oppressioni asfissianti.I due mondi cosi diversi e incompatibili,spingono continuamente allo scontro e Il divario generazionale resta una "montagna troppo alta da scalare"parafrasando una celebre canzone di Venditti,allorquando irrompe sulla scena della loro vita Alice,figlia di una vecchia domestica,factotum di Giorgio,forse anche sua amante occasionale,Rosalba.Alice ha un carattere introverso e silenzioso,è saggia ma al contempo anche disincantata e cinica,s'innamora ricambiata di Tito,instaurando con lui un legame affettivo intensissimo e scompaginando ulteriormente le carte al nucleo familiare.
La regista Francesca Archibugi, partendo da un testo di Michele Serra,sviluppa un film intimista ,parlando di sentimenti e di emozioni, fedele al suo modo di intendere e di fare cinema.Tuttavia malgrado i suoi più che che lusinghieri e lodevoli proponimenti, non riesce a dare ai suoi personaggi quel guizzo in più, necessario per consentire agli spettatori di appassionarsi a questa storia.
Nel complesso un film discreto,ma non memorabile.
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