Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Tratto dall'autobiografia di Lale Andersen, la cantante del famosissimo pezzo musicale che dà il titolo al film, "Lili Marleen" è un pasticciaccio calligrafico pseudoavventuroso. Lo stesso Davide Ferrario, redattore del "Castoro" su Fassbinder, scrive che «bisogna avere il coraggio di ammettere che Lili Marleen è un film balordo». La storia della cantante, le sue presunte avventure dovute all'attività di collaborazione con la resistenza antinazista (ma chi l'ha mai vista?) non sono né credibili né appassionanti. Fassbinder realizza un film su commissione (una vera superproduzione), nel quale affida a due attori di valore (la Schygulla e Giannini) due personaggi pressoché inconsistenti. Giannini specialmente ha sempre l'aria di domandarsi dove sia capitato, ma anche l'attrice tedesca, reduce dal grande successo del "Matrimonio di Maria Braun" (1978), è spaesata e del tutto inadatta ad interpretare una donna di spettacolo che sa cantare e ballare. Forse il peggior film di Fassbinder, sicuramente la sua opera meno personale.
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