Regia di Egidio Eronico, Sandro Cecca vedi scheda film
Dopo la tragica scomparsa dei genitori, due giovani fratello e sorella vorrebbero vedere, nell'improvvisa mancanza di punti di riferimento, uno spunto di libertà e rinnovamento, un'occasione per reinventarsi la propria vita e ricominciare. Purtroppo l'opprimente desolazione dell'ambiente circostante avrà la meglio, facendoli presto deviare dai loro buoni propositi.
Un film, provocatoriamente disadorno, sulla sopravvivenza nella provincia italiana post-industriale. Lo sfondo è una campagna abitata da un'umanità abbrutita e sfortunata: un paesaggio grigio e pesante, impastato di terra arida, polvere e detriti, che schiaccia al suolo ogni accenno di poesia, e sul quale i sogni dei due protagonisti si librano assurdamente alti e astratti. La fantasia e la follia sono l'unica salvezza in tanto squallore. Non mancano, in effetti, pur nell'amarezza generale, l'umorismo e il gioco, che, però, offrono solo un momentaneo diversivo alla disperazione. Un film volutamente di tono minore: la regia mantiene, dall'inizio alla fine, un profilo basso, nella totale assenza di momenti chiave, discorsi rivelatori o picchi di tensione. E non approfitta dell'ambientazione rurale per cercare il rustico o il pittoresco, ed è ugualmente sorda al richiamo espressionistico del brutto. Il risultato è una pellicola poco "cinematografica", che nulla fa per compiacere l'occhio, e le cui immagini hanno tutte l'opaca sobrietà di una fotografia invecchiata.
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