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Smetto quando voglio: Ad honorem

Regia di Sydney Sibilia vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su Smetto quando voglio: Ad honorem

di Fanny Sally
7 stelle

Terzo e conclusivo capitolo incentrato sulle tragicomiche avventure di un assortito gruppo di cervelloni convertitesi alla carriera criminale, tra satira, ironia e denuncia sociale.

La banda dei ricercatori, dopo essere stata sorpresa con le mani nel sacco, è stata arrestata e, onde evitare possibili piani di fuga collettiva, i suoi componenti sono stati trasferiti in diversi carceri della penisola. Tuttavia Pietro Zinni, l’imbranato ma geniale chimico iniziatore del progetto dello smercio di droghe leggere da cui hanno avuto origine le vicende, è deciso a dimostrare la sua innocenza e a denunciare il pericolo di un attentato terroristico di cui casualmente era venuto a conoscenza. Unirà l’astuzia e le risorse intellettive dei suoi compari pur di riuscire a sventare il piano criminale, che potrebbe tra l’altro mettere a rischio anche la vita della sua compagna.

 

Giunto al capitolo finale di quella che inaspettatamente è divenuta una trilogia filmica, il buon Sidney Sibilia, sceneggiatore, regista e ideatore di questo caso cinematografico nostrano, riesce a riprendere con destrezza le fila della narrazione, ampliatesi con l’aggiunta di nuovi personaggi e nuove trame nello scorso film, e a chiudere il cerchio in maniera compiuta ed esaustiva, equilibrando come sempre divertimento e riflessione.

 

Più che l’umorismo politicamente scorretto che strizzava l’occhio a certe commedie d’oltreoceano, stavolta prevale un’ironia quasi farsesca, specialmente nel finale, e alcuni personaggi, per forza di cose, trovano più spazio e approfondimento rispetto ad altri, tuttavia la trama è scorrevole e la visione coinvolge dall’inizio alla fine, grazie anche a dialoghi intelligenti e spassosi, sempre ottimamente recitati da un cast azzeccato e affiatato, che si contrappongono a momenti più cupi e a tratti commoventi, richiamando tristi fatti di cronaca legati alla mala gestione dei fondi destinati alla ricerca scientifica.

C’è insomma un impegno civile di fondo, che tuttavia non appesantisce il ritmo, reso avvincente, oltre che dalla regia dinamica e dall’accattivante colonna sonora, da un montaggio che gioca con i piani temporali e spaziali, riscrivendo praticamente la storia del primo film, con ammirevole arguzia.

 

Chi si è divertito con i precedenti capitoli e si è affezionato agli stravaganti personaggi ritroverà dunque in questa simpatica commedia corale tutti gli ingredienti che ne hanno decretato il successo, sebbene l’amaro sarcasmo con cui erano denunciate certe anomalie e illegalità del sistema politico e universitario italiano,  è qui un po’ più smorzato da una maggiore positività e leggerezza di fondo.

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