Regia di James Franco vedi scheda film
Torino Film Festival 36 - Festa mobile.
Tra i tanti sentimenti dell'animo umano, non c'è niente che più dell'amor fou possa intaccare le capacità decisionali di un individuo. Non c'è niente da fare, non esiste cura e ogni opposizione risulta irrimediabilmente vana, al più potrebbe dar luogo a una temporanea pausa di riflessione, comunque pronta a interrompersi bruscamente dinanzi alla prima tentazione.
Un vortice che in Pretenders assume il ruolo di protagonista, accompagnato, affiancato e avvolto, talora anche superato, dalla passione cinefila che, ancora una volta, James Franco sciorina, creando una ragnatela di citazioni talmente espansa da essere percepita ovunque, anche laddove il riferimento potrebbe essere semplicemente frutto della fantasia, così come di vaghi ricordi, di chi osserva.
New York, 1979. Dopo averla conosciuta in un cinema, Terry (Jack Kilmer) s'innamora perdutamente di Catherine (Jane Levy), ma per ritrovarla e conquistarla si fa spalleggiare dal suo amico Phil (Shameik Moore), conosciuto da tutti per la sua abilità nel corteggiamento sessuale.
Riuscirà nella sua impresa, ma dovrà fare un'autentica staffetta sentimentale con l'amico, senza mai riuscire ad accantonarla, nemmeno dopo svariati anni e neanche quando con Victoria (Juno Temple) pare aver instaurato un rapporto di una stabilità mai maturata in precedenza.
Dopo aver scandagliato il cinema nel suo farsi in The disaster artist, l'infaticabile James Franco passa dall'altra parte della barricata, immergendosi nella passione cinefila più catalizzante, dispiegata su un rapporto a tre in perpetua fibrillazione.
Pretenders è un film assoluto, da tutto o niente, con certezze granitiche che in un lampo possono trasformarsi in contraddizioni e subito dopo rigenerarsi e ripartire daccapo, come se niente fosse successo.
Così, tra la Nouvelle Vague e Antonioni, sessioni fotografiche, cortometraggi e frammenti di discussione critica, germogliano corse e fughe, ripetute ronde amorose che ingoiano la ragione.
Evidentemente, per James Franco meglio bruciare rapidamente sfiorando il sole, toccando il cielo con un dito, vivendo un amore che nonostante generi infelicità non si può rifiutare, piuttosto di una vita soddisfacente ma incanalata nella routine, nel classico film diretto con calma ogni paio di anni, e il suo moto assume forme che nell'imperfezione, in una filigrana dai contorni sfocati e un'abbondanza di sottotemi, mantiene un'integrità invidiabile.
Sincero e ridondante, espansivo e dispersivo.
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