Regia di Luca Facchini vedi scheda film
Nel complesso è un film per la TV che sembra invece confezionato per il grande schermo, tutto lo indica: i movimenti della mdp, una regia che non ha nulla a che vedere con la fiction. Buon film, ben girato, facendo risaltare in maniera adeguata i difetti e i pregi del Faber.
Non amo particolarmente le fiction e non le guardo mai, assolutamente. Questa bella opera di Luca Facchini è più semplicemente un tv-movie e anche di ottima fattura, con tutte le caratteristiche tecniche e artistiche di un vero film. Ma soprattutto con eccellenti attori di cinema.
Oltre al solito bravissimo Ennio Fantastichini, esperto e adatto al ruolo del padre del grande artista, mi ha impressionato la sorpresa Valentina Bellè, che vedo per la terza volta in poche settimane. Dopo la misteriosa Fulvia di Una questione privata dei Taviani e la ribelle Rossana de Il permesso – 24 ore fuori di Amendola, eccola qui nella sua migliore performance dove riesce ad esprimere tutto il suo potenziale del momento. Dico del momento perché essendo ancora così giovane avrà modo sicuramente di crescere.
Ma il film è, oltre che di un buonissimo e sconosciuto regista, che credo qui non abbia sbagliato quasi nulla, è di un attore che mi mette paura, è di un attore che sbalordisce ogni volta, di cui non conosciamo ancora i limiti (perché anche lui mica è un anziano), perché ogni volta si sa mimetizzare magicamente nel ruolo. Anche se è sempre lui – di certo non si trasforma mai – anche se anzi adatta il personaggio a lui, mai il contrario come spesso capita ai grandi, Luca Marinelli è un vero interprete, è un attore carnale, che dà continuamente l’idea della recitazione naturale che conquista lo spettatore. Marinelli è un artista completo e lascia sempre il segno: in questa occasione (per scelta ragionata a priori) non ha mai voluto scimmiottare il Faber per non dare mai l’idea di farne una misera imitazione ma ha scelto intelligentemente di interpretarlo alla sua maniera, con risultati a mio parere straordinari. Incisivo, efficace, duttile, con gli occhioni spalancati pieni di sincerità, diretto ed espressivo: accanto a lui è perfino migliorata la prova della promettente Bellè. Lui ha cantato dal vero, benissimo, come un esperto cantante, ha suonato dal vero, cavandosela discretamente: cosa pretendere di più?
Nel complesso è un film per la TV che sembra invece confezionato per il grande schermo, tutto lo indica: i movimenti della mdp, una regia che non ha nulla a che vedere con la fiction, ambientazione adatta e ben curata, attori adatti, recitazione inappuntabile. E poi arriviamo al nocciolo: la storia di un artista al di sopra delle parti, aldilà della tradizione italica, oltre ogni medio cantautore che abbiamo visto negli ultimi decenni, simile solo a qualche altro esponente della canzone italiana. Pochi, pochissimi come lui nell’olimpo. Quindi un biopic e come scrivo sempre (ma non pretendo che nessuno se lo ricordi, tanto non mi leggono neanche i miei familiari e parenti, figuriamoci i lettori…) il biopic è sempre un campo minato, un terreno dove tutti possono sbagliare, con facilità. I tranelli sono tanti e non si scorgono mai prima: la retorica, prima di tutto, e poi la faciloneria nell’ingigantire la figura, nel mitizzarla, nell’esaltare le doti e mitigare i difetti, e così via. Facchini sa stare nel limiti logici e ne fa quasi un documentario di narrazione, obiettivo ed efficace, seguendo la vita nella sua complicata evoluzione e scansionando i vari momenti con un commento musicale di straordinario effetto, allorquando l’arrangiamento dei brani più famosi di De André si adatta alla situazione emotiva, adeguando la musica con grande sensibilità.
Il film scorre bene e le sequenze decisive sono ben raccontate, suscitando la giusta emozione nei momenti topici della narrazione. L’omaggio al poeta/cantautore trova l’ossequio finale nei titoli di coda: i personaggi, compreso lo stesso Marinelli, si siedono in platea per assistere come comuni spettatori al concerto di De André, incantati, come noi. Buon film, ben girato, facendo risaltare in maniera adeguata i difetti e i pregi del Faber, i suoi scatti e le sue pause, e soprattutto giusta e meritata operazione di omaggio ad un grande che non deve essere dimenticato.
La sua musica e soprattutto le sue poesie rimangono per sempre con noi. Ma per seguirlo bisognerà sempre andare all’incontrario, vero? “In direzione ostinata e contraria”.
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