Regia di Pascal Laugier vedi scheda film
Laugier si conferma talentuoso e magistrale nel gestire i tempi dell'horror moderno, dosando violenza psicologica, introspezione e scene cruente. Attraverso un montaggio caotico che va via via rischiarandosi e che interseca piani narrativi irregolari e risolti con gran classe, in un clima di costante e accesa tensione, emerge un'insolita scrittura raffinata, che ci parla del dramma interiore della protagonista, una giovane disadattata, debole, acerba, ma anche piena di forza creatrice.
La ragazza, adoratrice di Lovecraft, sogna di diventare scrittrice. Coccolata dalla madre e in contrasto con la sorella apparentemente più forte, è solita chiudersi nel suo mondo fantastico popolato da visioni d'orrore. Il trasferimento in un'ereditata assolata villa di campagna sarà l'estraniamento dalla consuetudine precedente per entrare in un contesto più intimo, ben presto stravolto dall'entrata in scena di una coppia di maniaci privi di ragione, emanazione orrorifica sadica e infantile, simbolo di un parto malato della società: due adulti, ruolisticamente madre e figlio, dall'irrisolto rapporto che protende verso un gioco dei ruoli incancrenito sino ad un'immaturità parossistica, in cui si continua a giocare a madre e figlio sostituendo bambole con giovani donne, ed eliminandone la madre di casa.
La truculenta e omicida manifestazione dell'orrore è uno shock a cui la protagonista reagisce appartandosi, chiudendosi nel suo mondo fantastico.
Per la protagonista la scrittura fantastica è scandaglio dell’oscurità e delle forze del male, ma anche mondo virtuale, realtà sovvertita e alternativa in cui rifugiarsi, in cui trovare sollievo e mettere ordine al proprio caos che trova diretta rappresentazione nell'orrore che la circonda. Il fantastico è un’astrazione pertanto polivalente, indagatrice del male e cura lenta e dolorosa di esso. Attraverso la fantasia perviene alla crescita e alla maturazione personale, uscendo dalla pubertà per prendere piena coscienza di sè: affrontare i dolori e le paure per superarli. Ed è scontrandosi frontalmente con il dolore più grande, la perdita della madre, il suo nido, rifugio comodo per le proprie immaturità ed incertezze, accettando la realtà, e messa alle strette dalle circostanze violente, che sarà portata a tirar fuori il carattere, il coraggio per fronteggiare il male, per supportare la giovane sorella.
Perviene quindi alla maturità per affrontare la vita, e con una rinnovata fiducia nel suo sogno letterario, in un film che è allegoria della parabola della maturazione dell'emarginato, del giovane claudicante travolto dalle difficoltà della vita, e che dentro se stesso è costretto a mettere assieme i pezzi per crescere. Un argomento ricorrente nella produzione pop culturale contemporanea, come per un senso del dovere, uno sprone verso una generazione di giovani, sospesi.
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