Regia di Pascal Laugier vedi scheda film
Ghostland è un film-in-apnea. Un'opera viscerale e coinvolgente, tesa ed ansiogena. In sostanza, un horror (av)vincente. Per chi scrive, un aspetto interessante di Ghostland, è lo "strabismo orrorifico" del regista: la pellicola di Laugier risulta un (continuo) ibrido tra cinema autoriale e cinema commerciale; tra indie horror e horror classico. Inoltre, per il sottoscritto, un aspetto vittorioso e stimolante dell'ultimo lavoro del regista di Martyrs, è l'ambiguità filmica - che è un aspetto potenziale del mezzo cinematografico - che emerge per via del finale o, meglio, più precisamente, per via dell'elusivo titolo (del film? del libro?) "Incident in a Ghostland", il quale si differenzia dal reale titolo del lungometraggio "Ghostland"; ma, anche, per via della dichiarazione iniziale di Elizabeth, che, in realtà, parrebbe essere la prefazione di un (suo) libro, la quale riporta "Eccezionale scrittore di libri horror. Il migliore.", riferendosi a Howard Phillips Lovercraft. Quindi, in sostanza, lo spettatore sta forse vedendo ciò che racconta il libro scritto dalla protagonista, ovvero, sta forse vivendo ciò che Elizabeth ha steso su carta, nonché partecipando, come pubblico, al suo ricordo?
Ecco che Ghostland, merito, come spiegato nelle righe precedenti, delle potenzialità del mezzo cinematografico, sfrutta il lato immaginifico tipico della letteratura, che sia essa fantastica e/o orrorifica, e lo impianta, lo incista in un tessuto prettamente cinematografico. Per tutto ciò detto finora, Ghostland risulta essere trionfalmente un kingiano gioco filmico, nonché un'opera inaspettatamente complessa e spiazzante.
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