Regia di Pascal Laugier vedi scheda film
Horror psicologico dalle atmosfere dure e angoscianti, ben interpretato e con una scenografia di notevole impatto.
Il doppio titolo che si è scelto di adottare nella distribuzione italiana spiazza un po’: in effetti il ruolo della bambole è significativo, ma non essenziale, pertiene alla trama in maniera consistente, eppure il richiamo immediato a qualche pupazzo infestato da un’oscura entità è quanto di più lontano si possa immaginare rispetto al reale soggetto di questo horror dalle atmosfere claustrofobiche e angosciose che tiene salda l’attenzione dello spettatore, in un vortice di tensione e palpitazioni, dubbi e speranze.
Tutto si svolge all’interno di un’abitazione ereditata da una donna single, Pauline, che vi si trasferisce insieme alle due figlie adolescenti, Beth e Vera, poco felici di andare ad isolarsi in un luogo lontano dalla civiltà (Ghostland è non a caso il nome della località in cui si trova la casa). In verità la maggiore, Beth, è introversa e solitaria ed ha l’inclinazione a diventare scrittrice di racconti del terrore, per cui resta affascinata dalla grande quantità di suppellettili, tra cui soprattutto bambole, di cui la dimora pullula, quasi avessero una vita propria. Vera invece è più ribelle e mal tollera di essersi dovuta separare da amici e interessi sentimentali.
È appena calata la sera quando due sconosciuti irrompono nel già precario equilibrio esistente tra le tre, dando inizio ad un incubo che si protrae per molto tempo. Comincia allora a delinearsi una sfasatura di prospettiva, con il punto di vista della narrazione che passa quasi esclusivamente negli occhi e nella mente di Beth, la quale però, avendo come detto prima la propensione a ricamare sulla realtà, si rivela testimone poco affidabile.
Il regista gioca dunque con l’alternarsi continuo di immaginazione e verità, ingannando ripetutamente lo spettatore, lasciandolo in sospeso tra presente e futuro, salvezza e condanna. Colpi di scena più o meno aspettati si susseguono fino all’ultima sequenza, in cui ognuno rimane libero di dare la propria interpretazione ai fatti.
Seppure l’espediente narrativo non possa ritenersi del tutto inedito, la scenografia pesante e oppressiva, valorizzata da una fotografia ricca di ombre e da inquadrature taglienti e affilate che ben si abbinano anche alle buone interpretazioni delle protagoniste, contribuiscono ad immergere nell’atmosfera di angoscia e pericolo vissuto dalle ragazze.
Nel complesso promosso e raccomandato a chi è in cerca di una pellicola di forte tensione.
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