Regia di Pascal Laugier vedi scheda film
Un film "trabocchetto", di quelli che ingannano lo spettatore con punti di visita immaginari. Il lato onirico contrasta con la realtà anche in una trama così inverosimile, ambientata in un luogo retorico e altrettanto falso. Ghostland, pur se ben girato, delude tutte le aspettative, essendo anche insolitamente contenuto sul versante splatter.
Elizabeth (Crystal Reed) e Vera (Anastasia Phillips) sono in viaggio con la madre: destinazione una casa isolata, ereditata dalla prozia Clarissa, parente deceduta. Durante il percorso vengono infastidite dalle insolite manovre di un camioncino per la vendita ambulante di caramelle. Appena raggiunta la destinazione, e sistemate le cose essenziali, vengono aggredite in casa da due inquietanti personaggi.
Pascal Laugier ha avuto tempo, budget e -soprattutto- libertà creativa. Arriva così a realizzare il suo quarto film (dopo Saint Ange, Martyrs e I bambini di Cold Rock). Le premesse ci sono tutte: una sinistra casa arredata con bambole di tutti i tipi, due sorelle adolescenti in (creativo) contrasto tra di loro e la protagonista -fervente amante dell'universo letterario di H.P. Lovecraft- con la vocazione per la scrittura (horror ovviamente). I primi venti minuti lasciano a bocca aperta, per la capacità del regista di attanagliare lo spettatore allo schermo.
Poi la storia si fa più pacata, Elizabeth, dopo la scampata (?) aggressione è diventata una scrittrice famosa, ha una bambina ed il suo libro autobiografico, "La casa delle bambole", è diventato un best seller ma... ma il film qui fa scattare il "meccanismo trappola", perché poi finisce nel gruppo di pellicole dove quello che appare sullo schermo è una proiezione mentale (quando non fantasmatica) del protagonista: ovvero frutto immaginario di attività cerebrale, tipo sogno che stia dormendo e sia in coma o -in caso estremo- reviviscenza se deceduto. Così capiamo, dopo mezz'ora circa, che nulla di quello che accade è reale.
Il tradimento delle aspettative spesso ha un effetto frustrante sullo spettatore al quale -in questo caso- va a sommarsi la ripetizione di un plot (con patetico pestaggio alla Martyrs) che non ha alcuna plausibile ragion d'essere. Tutto è artificiale e (peggio che mai) artificioso: l'arredamento retorico e il look "en travesti" di uno dei due killer sono evidenti tentativi di dare maggior senso di disagio, senza riuscire affatto nelle intenzioni. I due maniaci, proposti come totalmente decerebrati, nella realtà verrebbero arrestati appena messo piede sulla strada. Figurarsi, invece, che nelle intenzioni della sceneggiatura sarebbero attivi da tempo (l'articolo di giornale letto da Beth in un negozio).
Certo, Laugier è dotato di una innata dote visionaria, che lo porta a realizzare inquadrature maniacali e perfette, sulle quali si nota l'imponente lavoro di regia. Ma Ghostland rimane un vuoto esercizio di stile (come poi Martyrs), quel che si dice un "brutto film girato bene", privato anche dell'elemento gore. Una ulteriore conferma, dopo il mediocre I bambini di Cold Rock, a distanza di oltre tredici anni, che il gruppo di registi francesi accolti inizialmente con entusiasmo dai fans del genere, si sono poi rivelati una cocente delusione. Al pari di Alexandre Aja, Xavier Gens e Bustillo & Maury la capacità cinematografica di Laugier è andata in calare, dimostrando la falsità del detto... "il buongiorno si vede dal mattino."
Adolescente torturata per giorni
Il nucleo narrativo alla base di Ghostland è sintetizzato da un articolo di giornale, finito profeticamente sotto gli occhi di Elisabeth durante una sosta in un bar, e riportato con il seguente scambio di battute:
- Vera: "Che stai leggendo?"
- Beth: "La storia di un tipo che entra di nascosto nelle case, uccide i genitori e risparmia le figlie, che hanno sempre più o meno la tua età."
- Vera: "E poi che succede?"
- Beth: "Resta nelle case con loro, insieme ai corpi dei genitori morti."
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