Regia di Pascal Laugier vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
In viaggio, una mamma e due figlie in età teen, contente e spensierate, per raggiungere la casa che hanno ricevuto in eredità da una zia appena mancata. Due ragazze diversissime quelle che mamma si porta con sé: un bionda e una mora, una tutta presa con le sue cuffie e i suoi smalti, l'altra affascinata dalla lettura dei classici lovecraftiani della letteratura dell'orrore.
La magione è a dir poco eccentrica e kitch, ma tant'é, si tratta di un regalo piovuto dal cielo.
Peccato che, proprio nella sera dell'insediamento, quella strana e disomogenea famiglia riceve la visita di due folli occupanti di un camper che, strada facendo, le tre donne in macchina avevano superato, attirando la loro attenzione in particolare con un gesto non proprio raffinato della ragazza bionda.
Si tratta, purtroppo per loro, di due efferati assassini, che fanno irruzione in casa e cambiano per sempre la vita (se di vita si tratta) delle tre donne.
Dopo circa quindici anni, ritroviamo le ragazze in condizioni di vita diametralmente opposte: una, la mora, è divenuta la regina del romanzo horror, lodata e seguita come una icona sacra. La bionda invece, ancora psicologicamente distrutta dalla sera dell'aggressione, vive ancora nella casa degli orrori, appartata e turbata come se fosse appena uscita dai postumi di quella notte di terrore, E la madre? Una telefonata allarmata riporta la scrittrice, ormai anche madre e moglie felice e realizzata, nella casa dell'incubo adolescenziale.
Da quel momento alcune certezze nella vita della scrittrice verranno meno, e nello spettatore il dubbio che la vita vera non sia quella tutta successo e soddisfazioni della sorella bruna, ma quella ancora traumatica e devastata della bionda, diventerà un vero chiodo fisso.
Torna a farsi "temere" il terribile e talentuoso regista francese Pascal Laugier, quello che con il crudo e controverso Martyrs ha saputo, probabilmente più di ogni altro collega nell'ultimo ventennio, valicare i limiti della tollerabilità, riuscendo a mantenere una serietà di fondo che, specie in quel film terrificante, rendeva meglio che altrimenti la natura incontaminata del ritrovarsi in un incubo senza soluzione.
Qui in Ghostland i toni sono più ironici, le atmosfere kitch interessanti, pur se non proprio originali, ricordano le scenografie elaborate e strabordanti di particolari (quasi tutti macabri o allarmanti) del cinema di Rob Zombie, sostituendo scheletrini di animali e piccole carogne imbalsamate, con vecchie bambole dallo sguardo maligno che sono tutto tranne che un particolare nuovo nel genere orrorifico..
La costruzione, più classica da survival-horror con maniaco/i sadico/i potenti e vittime indifese che tuttavia riescono incredibilmente a reagine oltre ogni aspettativa, ha certo molto di déjà vu. Ma Laugier riesce comunque a sorprenderci ribaltando i giochi, mischiando le carte, giocando abilmente sui caratteri delle due protagoniste, così differenti una dall'altra ed in grado di assimilare e maturare l'esperienza terrificante vissuta, secondo due sistemi di difesa assai differenti.
Certo le caratteristiche dei due folli maniaci risultano un pò troppo messi a contorno delle personalità delle due sorelle, ma l'horror resta piuttosto interessante, incalzante, forte di una suspence che regge per tutta la durata della storia, ingannevole certo, ma con un dignitoso savoir faire e uno stile di tutto rispetto.
Tra gli attori coinvolti, ritroviamo con piacere, e riconosciamo sopratutto noi ormai cinquantenni, memori e spesso nostalgici di tutta la produzione sguaiata ma trascinante anni '80, la cantante pop rock franco-canadese Mylène Farmer, impegnata nel ruolo tutt'altro che di contorno di una madre-chioccia protesa alla strenua difesa delle proprie creature. A tutti i costi, a qualsiasi prezzo.
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