Regia di Douglas Sirk vedi scheda film
Con il film Magnifica Ossessione (1954), il regista Douglas Sirk esce dall'anonimato in cui era confinato e trova la sua strada personale nel melodramma. Pur presentando una sceneggiatura azzoppata da una miriade di cliché tipici del genere tanto che il regista arrivò a definirla "letteratura d terz'ordine", Sirk riesce a donare più forma e spessore all'opera grazie alla sua regia.
Per una vita che se ne và, c'è un'altra che viene salvata; è in questo che consiste il parallelismo iniziale che dà il via a tutta la vicenda. Bob Merrick (Rock Hudson), è un playboy milionario che ha interrotto gli studi in medicina e trascorre la sua vita in pericolose gare sportive tra donne e sgretolatezza. Il personaggio segue una sorta di nichilismo attivo; la vita non ha senso e siccome ha perso il padre a soli 40 anni, preferisce spassarsela a più non posso. Da contraltare c'è il dottor Phillips, che è ben voluto e stimato dalla comunità, ma un giorno muore perché il suo respiratore, serviva per curare Bob Merrick, feritosi a seguito di una spacconata in motoscafo.
Il giovane playboy deve quindi lottare contro il rancore di Helen (Jane Wyman), vedova del medico e dell'odio di sua figlia verso di lui.
Magnifica Ossessione è una pellicola che tratta di tematiche complesse come la redenzione, il cambiamento, il perdono, la colpa è l'altruismo a favore del prossimo fatto in modo disinteressato senza pubblicità.
Bob, sentendosi in colpa per la morte di Phillips, si ritroverà attratto in modo ossessivo da Helen, cercando così di aiutarla in tutti i modi, ma ci riuscirà soltanto grazie ai consigli di un'anziano pittore e solo dopo che la donna eliminerà ogni pregiudizio derivato dalla vista.
Il film in effetti sembra strutturarsi come un'edificante parabola evangelica che sfocia in una sorta di finale, che sa' di miracolo (lo sfondo palesemente finto, bucolico e posticcio con cui Sirk chiude il film, risulta emblematico).
C'è da dire che il concetto di forza motrice, è declinato troppo in chiave individualistica tipico della concezione americana ed il film procede troppo per un eccessivo accumulo di situazioni melodrammatiche (morte del medico, cecità di lei, malattia grave della donna etc...), per via anche di uno sviluppo troppo calcato su una parabola edificante religiosa.
Fortunatamente Sirk grazie all'ottima fotografia in technicolor, crea un gigantesco affresco di colori pastellati su tonalità calde e tenui, che si miscelano perfettamente dando adito anche ad interpretazioni sul loro significato per gli spettatori che hanno dimestichezza con ciò. Melodramma sopra la media e diventato un cult del genere, ma il regista con la stessa coppia di attori, l'anno dopo farà molto meglio con quel capolavoro di Secondo Amore (1955).
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