Regia di Nicolai Fuglsig vedi scheda film
Nel 2001, poco dopo l'11 settembre, un gruppo di 12 militari statunitensi comandato dall'ufficiale Mitch Nelson è inviato in Afghanistan con lo scopo di consolidare i rapporti con il generale Abdul Rashid Dostum - un "signore della guerra" che combatte i talebani, a loro volta alleti di Al-Qaeda - ed aiutarlo a conquistare la città di Mazar-I-Sharif. Dopo alcune sequenze che presentano brevemente i membri della squadra, e i saluti alle famiglie, il film ci mostra i personaggi essere aviotrasportati in Afghanistan, prendere contatti con la milizia del generale Dostum, e iniziare la marcia verso la destinazione finale, eliminando i nemici che ciclicamente tentano di bloccarli. La narrazione ci mostra un particolare tipo di guerra, che vede la convivenza di strumenti di combattimento moderno, quali i bombardamenti relizzati con precisione chirurgica, ed elementi "classici"; armi da fuoco, carri armati, cavalli per gli spostamenti. La particolare natura della terra contesa non consente altre possibilità. Alle asperità del suolo, si somma l'estrema frammentazione della società afghana, nella quale si combatte "tutti contro tutti". I talebani rappresentano per il generale Dostum i peggiori tra i nemici - anche perchè ha un conto aperto con il loro capo "pro tempore", che ha ucciso alcuni membri della sua famiglia - ma non gli unici. Altre fazioni gli contendono il controllo del territorio. Tra gli elementi d'interesse del regista vi è il rapporto che s'instaura tra il comandante americano ed il "signore della guerra" afghano. Nonostante le differenze culturali e le opposte visioni del concetto di combattente - il primo è un professionista, agisce in maniera razionale per portare a termine la sua missione con il minimo rischio possibile per sè ed i suoi; il secondo combatte con il cuore, per la sua terra, per la vendetta, perchè è un "guerriero" - i due entrano in sintonia e riescono nei loro scopi. Il film si concentra sulla sequenza di battaglie che portano alla conquista di Mazar-I-Sharif, portando sulla scena un susseguirsi di combattimenti interrotti o arricchiti da approfondimenti didascalici e retorici, tesi a mostrare l'umanità dei combattenti statunitensi (ad esempio, le sequenze in cui sono mostrati i soldati congedarsi dalle famiglie) contrapposti alla ferocia dei nemici - il loro capo si presenta al pubblico uccidendo un'insegnante tra la popolazione terrorizzata di un villaggio. Il film, comunque, non mi è dispiaciuto. Le sequenze di combattimenti, pur non essendo molto varie, sono ben realizzate e la recitazione accettabile. Peccato per la presenza di un po' troppa retorica "patriottica". Per il resto, un discreto film di guerra.
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