Regia di Mark Robson vedi scheda film
E' un film agile e spigliato, che scorre via veloce. Non lo definirei un horror, ma casomai un film con accenti horror e gotici. Il tema che sta al centro mi sembra essere la disumanità con cui i ricoverati nei manicomi venivano (e vengono aggiungo io) trattati, praticamente come animali, una brutta usanza che deve lasciar posto a trattamenti rispettosi della persona: sia condizioni di vita più dignitose che cure non violente. Il film sostiene con forza il cambio di prospettiva in questo senso, e ne colloca l'inizio con l'Illuminismo settecentesco. In realtà secondo me manicomi lager e manicomi rispettosi dei ricoverati esistono ancora oggi, e non va neanche dimenticato lo scabroso argomento degli psicofarmaci, oggi molto usati e abusati, e allora ancora non esistenti.
In ogni caso, il problema del manicomio del film non è l'epoca in cui opera, ma appunto il direttore sadico che lo governa. Boris Karloff è secondo me uno dei migliori cattivi della storia del cinema (assieme a Raymond Burr): la sua interpretazione di uomo malvagio, cinico e avido è una delle colonne che tiene su il film. Il suo volto tradisce in continuazione sentimenti di odio, perfidia, godimento nel far soffrire quei poveretti. Il film stigmatizza anche la nobiltà dell'epoca, classe gaudente dal cuore di pietra, che non riesce neppure a comprendere cosa sia la pietà umana.
E' interessante anche il personaggio del quacchero: il suo idealismo assoluto è una continua pietra di paragone durante lo scorrere della vicenda. Non ho capito però fino a dove arriva l'adesione del regista al personaggio, che rimane comunque positivo. Tuttavia la sua convinzione che non esistano uomini veramente cattivi, ma solo da comprendere, mi è sembrata decisamente ingenua. Forse un problema viene lasciato aperto, o approvato a denti stretti: cioè, è giusto uccidere il malvagio?
La fotografia si fa notare in alcune scene scure dove si vedono i matti solo dalla sagoma, o dove ci sono i corridoi del manicomio cesellati dalle ombre a quadri delle inferriate alle finestre. I dialoghi sono arguti e serrati.
In complesso l'ho trovato un film ben realizzato che comunque, non so perché, non mi ha coinvolto più di tanto. Secondo me rimane un po' in superficie. L'attenzione del regista mi sembra più rivolta alla veloce trama che non a costruire le atmosfere che a me piacciono tanto.
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