Regia di Juan Antonio Bayona vedi scheda film
Un dilemma morale-istituzionale/scientifico affligge l'intero pianeta quando i geologi scoprono che Isla Nublar, che da tre anni accoglie i rettiloni riportati in vita con la costituzione e la subitanea disfatta del nuovo parco tematico ispirato all'originario, finito come sappiamo pure lui assai male - è im procinto di sprofondare a causa dell'eruzione ed esplosione del suo vulcano principale, da tempo già in attività piuttosto nervosa.
Il dubbio che assilla zoologi, scienziati, ma pure l'opinione pubblica spicciola, è il seguente: lasciamo i dinosauri riportati in vita liberi a loro stessi, destinati alla circostanza che una nuova catastrofe ponga fine alle loro esistenze, oppure quei rettili primordiali meritano di essere salvati e portati altrove? Il dottor Ian Malcolm (Jeff Goldblum, sempre il migliore, che torna a far parte del franchise, seppur impegnato in quella che è poco più di una comparsa di lusso che lo impegna per poco più di un paio di pose), interpellato come una delle voci più illustri, anche perché fautore del primo esperimento di Jurassic Park, non ha dubbi: quegli esseri mostruosi, già frutto di un compromesso scientifico-ludico di dubbia moralità, meritano di essere lasciati ove sono, ad affrontare un destino che in qualche modo riprende il corso della storia e fa tornare tutto secondo le regole dello svuluppo delle specie.
Di altro avviso alcune associazioni animaliste, capitanate da un facoltoso anziano studioso (James Cromwell), che si offrono, cjhi con i propri fondi, chi col proprio operato, di adoperarsi a mettere in salvo la maggior parte di quei rettili, organizzando quasi un esodo biblico da Arca di Noé. Non mancheranno, anzi torneranno in prima linea, la coppia variegata costituita dallo scienziato comportamentalista Owen Grady (Chris Pratt) e dalla dottoressa Claire Dearing (Bryce Dallas Howard), una coppia agli antipodi che gioca a scimmiottare gli immortali Tracy/Hepburn.
Per la regia del dinamico e spesso assai tosto regista iberico ormai naturalizzato Usa Juan Antonio Bayona, Jurassic World . Il regno distrutto riesce a finzionare piuttosto bene nella sua prima galvanizzante parte, che non racconta nulla di nuovo, ma sa trattenere per livello di suspence, ritmo forsennato, lungo una corsa contro il tempo e contro la minaccia lavica, che al confronto pure il T-Rex pare un problema di secondo piano.
A funzionare decisamente meno, ma soprattutto a livello di sceneggiatura, perché la direzione si mantiene efficace, impeccabile, è la secpnda ultima e lunghissima parte, in cui, tra bambine piagnucolanti e curiose che fanno il verso ai ben più originali e genuini eroi e protagonisti infantili spielberghiani, e cattivoni che si muovono con piani speculatori biechi quanto prevedibilissimi, il film inizia a stancare: inoltre, venendo a mancare la fantastica scenografia rutilante della prima oretta, tutto appare soffocante e piatto, al punto che nemmenoi la simpatia e disinvoltura della coppia scoppiata dei due protagonisti, più qualche spiritosa macchietta al loro servizio, riesce a far recuperare ritmo ad un blockbuster che sbanda verso soluzioni facili, risapute, prevedibili, e pure assai noiose.
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