Regia di James Gray vedi scheda film
Tragedia dello sradicamento etico ed emotivo, ricostruisce l'atmosfera raggelata e plumbea di un avamposto ucraino nella periferia costiera di Brooklyn, facendo gravare sui suoi protagonisti l'incombente minaccia di un'atmosfera di morte che principia con la disgregazione degli affetti e si conclude con il tetro rituale di una liturgia di morte.
Impegnato nell'edicola del padre e turbato dalla malattia terminale della madre, il giovane Reuben entra presto in contrasto con il genitore, un ebreo di origine russa dai saldi principi morali, che tuttavia intrattiene una relazione extraconiugale con una donna più giovane. Quando in casa si fa vivo anche il fratello maggiore, uno spietato killer ripudiato dalla famiglia, finisce per subirne l'inevitabile fascino.
L'esordio alla regia del 25 enne Gray è di quelli che non si dimenticano: dramma familiare a tinte fosche dalle atmosfere scorsesiane, budget limitato per una regia minimale, cast di risonanza internazionale ed ottima accoglienza critica. Girato prevalentemente in camera fissa ed in campo lungo, con rari movimenti di macchina e predilezione per gli interni, questa tragedia dello sradicamento etico ed emotivo ricostruisce l'atmosfera raggelata e plumbea di un avamposto ucraino nella periferia costiera di Brooklyn come se fosse l'Atlantic City di Luis Malle piuttosto che la Little Italy di Mean Street, facendo gravare sui suoi protagonisti l'incombente minaccia di un'atmosfera di morte che principia con la disgregazione degli affetti e si conclude con il tetro rituale di una liturgia di morte. Più che le inesorabili dinamiche di una deriva criminale come naturale palestra di vita cara al maestro italoamericano, Gray è interessato alla parabola letteraria di una tragedia familiare che si abbatte come un'oscura maledizione sulle colpe di un padre dalla contraddittoria intransigenza e su quelle di un figliol prodigo spietato dispensatore di morte, colpendo al cuore le residue tracce di un'infanzia di affetti dimenticati che si estingue con la madre morente e le brillanti speranze di un riscatto futuro in quelle del giovane e talentuoso fratello ucciso. Illuminati da una fotografia crepuscolare, dal tramonto invernale di una patria lontana e perduta, i bellissimi corpi dei giovani protagonisti brillano della struggente luce di una giovinezza destinata a non durare, bruciando di vita nel letto dell'amore e di morte nell'ultimo falò di un odio senza nome destinato a disperdere al vento le tracce di una discendenza perduta per sempre. Tim Roth, assassino glaciale, e Maximilian Schell, patriarca irresoluto, giganteggiano, ma la vera sorpresa è l'exploit del giovane predestinato di Terminator 2: un Edward Furlong attore per caso e russo per parte di padre che si conferma nel ruolo della vita nel curioso incrocio del destino tra una finzione da bello e dannato ed una realtà di eccessi che lo porterà ad un rapido ed inglorioso declino professionale. Premio della critica al Deauville Film Festival e Leone d'argento - Premio speciale per la regia alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia 1994 che valse alla pur breve comparsata di Vanessa Redgrave la Coppa Volpi come miglior attrice non protagonista.
(Storie di patria, ebrei e malavita)
...odore di Odessa, della sua parola solare che ha creato se stessa.
Isaak Babel'
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta