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Rapina a Stoccolma

Regia di Robert Budreau vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Rapina a Stoccolma

di axe
6 stelle

Nel 1973, un uomo di nome Lars Nystrom, reso irriconoscibile da una parrucca e pesantemente armato, assalta una banca di Stoccolma, prendendo in ostaggio tre persone e facendo delle richieste. Per prima cosa domanda che un detenuto, Gunnar Sorensson, sia liberato e condotto da lui. Poi, chiede una vettura che consenta loro di fuggire, insieme agli ostaggi. Le autorità cedono alla prima richiesta, per non mettere in pericolo l'incolumità delle tre persone trattenute nella banca, ma non alla seconda. Durante le successive lunghe trattative, i due singolari malviventi e gli ostaggi hanno l'occasione di conoscersi meglio e socializzare. Le tre vittime arrivano a collaborare con i loro sequestratori, per garantire loro, se non la fuga, almeno la salvezza. Il fenomeno è conosciuto da quel momento come sindrome di Stoccolma; il regista tenta di descriverne l'insorgenza. Inizialmente, Lars, l'uomo che fa irruzione, mostra di non essere interessato tanto ai beni custoditi in banca, quanto alla liberazione di un amico e compagno. Ciò spiazza le autorità e fa colpo sui rapiti. Una dei tre, Bianca Lind, evidentemente già in difficoltà psicologica a causa di una routine quotidiana divenuta opprimente, è particolarmente vulnerabile. Lars, dietro le sue determinazione ed apparente ferocia, nasconde un'indole non malvagia. Tenta di evitare danni fisici alle persone, limitandosi a fare la "voce grossa", ed è mosso non da interessi economici, ma da uno slancio sentimentale. Dall'altro lato della "barricata" c'è la polizia, che tesse trame per catturare i due, prolungando così la permanenza degli ostaggi nelle mani dei sequestratori. Lo stesso Gunnar non si rivela una brutta persona. Ai tre sequestrati è concessa una limitata libertà di movimento, e la soddisfazioni di alcuni bisogni elementari. Probabilmente, da tutto ciò nasce la sindrome. Dopo un grave pericolo, ed una fortissima compressione della libertà personale, ogni piccola, successiva, conquista (il poter andare al bagno, la comprensione di non essere più sotto stretta minaccia delle armi, la condivisione di cibo ed acqua) rende grati i rapiti verso i rapitori. Il regista documenta ogni fase dell'irruzione in banca, mostrando gli eventi all'interno dell'edificio e le contromosse della polizia. Nella seconda parte, più interessante, il film mostra l'infittirsi dei rapporti tra rapiti e rapitori; gradualmente, i tre ostaggi "saltano il fosso", fino a preoccuparsi di non lasciare mai soli coloro che li hanno privati della libertà, affinchè non siano uccisi. Bravo Ethan Hawke nei panni del singolare assaltatore; truccato come una rockstar americana, dall'animo inaspettatamente sensibile, fa breccia nel sentimento di Bianca e degli altri ostaggi. Non conosco la vicenda di cronaca dalla quale è tratto il film; immagino che non a caso si sia verificato in Svezia. I rapitori hanno avuto di fronte una polizia molto paziente nella gestione dell'evento. Forse in altre nazioni, la questione sarebbe stata risolta in maniera più sbrigativa, con un maggiore rischio per l'integrità fisica dei rapiti. Un film che ho visto con piacere, racconta con tonalità leggere un'interessante vicenda di cronaca e l'instaurarsi di un particolare legame tra i personaggi.

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