Regia di Casey Affleck vedi scheda film
Casey Affleck fa sua, sia visivamente che tematicamente (vedi il rapporto padri-figli), la lezione di van Sant, col quale ha lavorato più volte, riuscendo tuttavia a dar vita a un universo espressivo autonomo e personale,per nulla derivativo, e firmando uno dei film più belli degli ultimi anni. Un film che sorprende sia per la maturità espressiva (siamo di fronte ad un autore alla sua opera seconda), sia per la sensibilità e abilità, per nulla scontate, con la quale dirige gli attori.
Affleck trasferisce nella regia quelle che sono le sue caratteristiche attoriali. La sua è una recitazione misurata, asciutta, trattenuta senza per questo essere fredda o distaccata. Trasferite nella regia, queste caratteristiche portano a piccoli miracoli, quali le scene dei dialoghi notturni tra padre e figlia (ricchi di una tenerezza scevra di qualsiasi melensaggine), ma anche, bisogna ammetterlo, ad una (apparente?) mancanza di vigore e calore in alcuni momenti dela seconda parte (soprattutto negli incontri dei due protagonisti con i rari personaggi secondari).
Ma sono difetti veniali di un autore che si è dimostrato interessante e coraggioso in entrambe le sue prove registiche (doveroso il plauso a chi le ha prodotte e distribuite) e cui si spera verrà dato modo di crescere e continuare a esprimersi.
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