Regia di David Lynch vedi scheda film
Cuore selvaggio non è, a mio parere, il capolavoro di David Lynch, ma è il film che prelude alle opere della sua maturità, che poi sono, sempre secondo me, le sue migliori.
Il regista americano descrive un mondo dal cuore selvaggio, nel quale i due giovani protagonisti sembrano essere gli unici veramente puri. Anzi, l'unico personaggio davvero positivo del film sembra Lula, determinata e dedicata unicamente all'amore e al suo uomo, mentre quest'ultimo, uno scapestrato di buon cuore ma di non molto cervello, non è ancora in grado di esprimere compiutamente i propri sentimenti, come dimostra l'incapacità di cantare all'amata Love Me Tender di Elvis Presley.
Lynch si esprime ancora a suon di eccessi visivi e narrativi, non rinunciando neanche per un attimo al grottesco (dopo la rapina in banca, un cane fugge con in bocca la mano amputata di uno dei due malcapitati impiegati) e solo con i suoi film successivi, filtrati anche attraverso l'esperienza televisiva di Twin Peaks, riuscirà a dare ai propri incubi compiuta forma cinematografica.
In ogni caso, raramente la provincia americana era stata descritta al cinema con tale carica di grottesco, la cui rappresentazione è affidata ad alcuni attori di valore: se Laura Dern mi è sempre sembrata, in questo film, immatura come interprete, Nicolas Cage ha probabilmente la parte migliore della propria carriera, anche se i migliori sono Willem Dafoe (in una delle sue prime caratterizzazioni da malvagio perverso) e Harry Dean Stanton.
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