Regia di David Lynch vedi scheda film
Il film che da il titolo (Cannes) a David Lynch è qualcosa a metà strada tra un road-movie e una favola dove però il viaggio e i concetti di bene e male vanno intesi sempre nella visione doppia del regista americano. Nell'avventura di Lula e Sailor il depistaggio semantico è la norma, così come appare selvaggio il loro rapporto sempre pronto ad accendersi, a bruciare la passione. Il nostro ha già imparato a fare a meno dei corpi mostruosi ( Velluto blu) per farci vedere il suo cinema, nel quale ogni corpo può essere già la caricatura di se stesso. La deformazione è interiore , i cattivi appaiono comici nella loro difficoltà a fare il male veramente, così come i due protagonisti non possono che essere due eroi fuori-posto e fuori-legge. La triade sesso violenza e rock and roll viene accumulata senza soluzione di continuità in un racconto che appare molto pieno nella sua poca linearità. Ogni figura del film prima di scomparire deve giocare con le sue contraddizioni, gli elementi concreti come il fuoco o la gelosia di una madre per la figlia sono solo punti di partenza per scardinare la narratività. La fuga dei due amanti più che un modo per allontanare i pericoli sembra il modo per trovarne di nuovi. Il viaggio serve a completare il legame dei due ma anche a far ricadere Sailor negli errori del passato. Il finale non pò che essere risolutivo, la famiglia è fatta la canzone del cuore può essere cantata. Nella favola linchiana i buoni sentimenti arrivano alla fine dopo avere declinato sesso violenza e rock and roll come pochi altri.
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