Regia di David Lynch vedi scheda film
Kitsch e inverosimiglianze volute e cercate; un Lynch poco personale, che ha puntato sbalordire lo spettarore.
Si tratta di un film molto eterogeneo, che, secondo me, vuole proprio esibire di esserlo. Io amo diversi film di David Lynch, ma questo non ha incontrato la mia approvazione.
La parte iniziale è simile ad un thriller spazzatura, con personaggi banali e antipatici, tanto che ero tentato di lasciar perdere. Poi però la pellicola acquista in originalità e spessore, e i personaggi tendono a mutare le loro caratteristiche in corso d'opera. Guadagnano, cioè, un tantino in umanità, e iniziano a prendere minimamente sul serio la propria vita e la propria relazione. Prima il personaggio di Nicholas Cage era un bullo cinico e assetato di sangue; ora diventa un fidanzato quasi passabile e non avulso dai sentimenti. Lei era una sbarazzina, una sciacquetta in cerca di emozioni forti, soldi, brividi e sesso; poi diventa una ragazza innamorata e un po' più matura.
La madre, invece, rimane sempre uguale a se stessa: un personaggio davvero ributtante, una donna stupida e cattiva, che ha fatto assai più male che bene alla figlia. Poi abbiamo il rapinatore sadico con la sua ragazza (Rossellini), pure loro estremamente antipatici.... Odiosi ho trovato pure gli investgatori sulle loro tracce.
Nel corso dei dialoghi, emerge il passato dei due protagonisti. Alle spalle hanno due famiglie che sono la fiera degli orrori: alcolismo, follia, suicidio, omicidio, criminalità, stupro incestuoso con aborto, fughe di casa, odio reciproco. Roba che si trova solo nei film di Lynch e di pochi altri. Uno di questi è Robert Altman, che avrebbe potuto benissimo dirigere questa pellicola al posto di Lynch.
Poi, alcuni passaggi poco appariscenti mi hanno al contrario colpito positivamente: penso a vari personaggi secondari e all'episodio dell'albergo, dove il portiere ha le stampelle... e il suo collega è vecchio oltre ogni buon senso. Io le ritengo idee molto originali che aggiungono fascino ad un film, e denotano la presenza di un autore.
Poi però il regista tira di nuoco la corda con i vari rivolgimenti del finale, e una “Love me tender” che è proprio tirata per i capelli. Va anche detto, che la sequenza iniziale dell'omicidio è violentissima, e insostenibile, per quello che mi riguarda. E anche durante la rapina c'è qualche compiacimento horror di troppo.
Insomma, è una pellicola eterogenea, contrastata, che punta a confondere lo spettatore; proprio per questo, però, è più cerebrale che spontanea, e io preferisco di gran lunga il Lynch delle allucinazioni, degli incubi, e quello come in “Una storia vera”. Questo mi ha lasciato sballottato, perplesso e confuso.
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