Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Ich will doch nur, dass Ihr mich liebt: Voglio solo che voi mi amiate. È il titolo di uno dei film meno conosciuti – ma non per questo meno belli – di Fassbinder. E potrebbe essere anche il titolo di questo film, nonché, a parer mio, di un’ipotetica autobiografia del regista bavarese. Il titolo effettivo, invece, riferito a supposte influenze astrologiche sulle vite degli uomini, così come la didascalia iniziale che lo spiega, sono, secondo me, volutamente fuorvianti. Un anno con tredici lune si sviluppa tra due poli tematici: la sfortunata ricerca d’amore da parte di Elvira e la calma e razionale rivendicazione del diritto al suicidio per chi non abbia più plausibili motivazioni per continuare a vivere. Se da quest’ultimo punto di vista Fassbinder è indubbiamente influenzato dal recente suicidio del proprio compagno Armin Meier (omaggiato nella bella sequenza del suicidio del pittore), dall’altro, presenta il protagonista come una vittima (delle convenzioni sociali?) tutt’altro che innocente – come, del resto, sono vittime “non incolpevoli” molti personaggi dei film di Fassbinder, come si vede pensando allo Hans Epp di Il mercante delle quattro stagioni, al Fox di Il diritto del più forte, o anche al Franz Biberkopf di Berlin Alexanderplatz -: fu proprio Erwin a lasciare la famiglia per amore di Anton ed a recarsi, forse con leggerezza, a Casablanca per l’operazione di cambio del sesso che lo trasformerà in Elvira; è proprio la stessa Elvira a costringere Christopher a lasciarla, dopo avere tentato di comprare sesso da alcuni giovani prostituti omosessuali, travestita da uomo; è sempre lei a fungere da involontaria intermediaria tra Anton e Zora, i quali, dopo l’incontro, si disinteressano di lei. Uno dei film più sofferti e personali di Fassbinder.
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